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Covid 19

La mortalità per ictus nei pazienti Covid è aumentata del 22% nella prima ondata

Lo rileva una nuova analisi su ricoveri, qualità dell’assistenza ospedaliera ed esiti nei pazienti con ictus nel Regno Unito: “Il ridotto accesso ai servizi sanitari ha avuto un impatto negativo, esponendo le persone a un più alto rischio di esiti peggiori”.
A cura di Valeria Aiello
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Mai così tanti decessi per ictus rispetto agli anni precedenti, significativamente più alti nei pazienti ricoverati con Covid-19 durante la prima ondata della pandemia. Lo rileva una nuova analisi pubblicata sulla rivista scientifica Stroke dai team di ricerca del King’s College di Londra, della Guy’s and St Thomas’ NHS Foundation e del Sentinel Stroke National Audit Program (SSNAP) che hanno preso in esame ricoveri, qualità dell’assistenza e esiti nei pazienti con ictus nel Regno Unito.

Ridotto accesso ai servizi sanitari

Lo studio, che ha valutato i dati clinici di oltre 184mila pazienti con ictus che hanno richiesto ricovero in 114 ospedali in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord tra il 1° ottobre 2019 e il 30 aprile 2020 e negli stessi periodi dei tre anni precedenti, ha messo in evidenza come durante il primo lockdown (dal 23 marzo al 30 aprile 2020 in Gran Bretagna) si sia registrato un calo del 12% (6923 contro 7902) nel numero dei ricoveri in ospedale, con una diminuzione più marcata per ictus ischemico che emorragico, e in particolare nelle fasce di popolazione di età superiore ai 65 anni e nei casi di ictus meno gravi.

Presumendo che la reale incidenza di ictus non sia sostanzialmente cambiata durante la pandemia – scrivono gli autori dello studio – , il ridotto accesso ai servizi sanitari può aver creato una coorte di pazienti con ictus non trattati a rischio di esiti peggiori o eventi ricorrenti”.

Aumento della mortalità per ictus

In questo contesto, gli studiosi hanno osservato che, a partire dalla terza settimana di febbraio 2020, si è verificato un aumento della mortalità per ictus nei casi ospedalieri a sette giorni dal ricovero (dal 6,9% al 9,4% rispetto allo stesso periodo nei tre anni precedenti), significativamente più alto nei pazienti con diagnosi di Covid-19 confermata o sospetta, rispettivamente del 22% e del 21,9% rispetto al 7,3% nei pazienti Covid-negativi o con infezione non nota. D’altra parte, non è stata riscontrata alcuna differenza nella percentuale di pazienti dimessi dall’ospedale con buoni risultati.

Sappiamo che il primo impatto della pandemia di Covid-19 è stato quello di causare una riduzione del numero di persone che si sono presentate in ospedale con ictus, un effetto che era evidente dall’inizio di febbraio e ben prima dell’introduzione delle restrizioni – ha commentato Abdel Douiri, responsabile dello studio del King’s College di Londra – . Questo calo dei ricoveri ha riguardato principalmente i pazienti con sintomi lievi e in particolare quelli di età superiore agli 85 anni, sia perché c’era una certa esitazione nell’indirizzare i pazienti in ospedale a causa del rischio di contrarre il coronavirus, sia nel tentativo di ridurre l’onere per il servizio sanitario, oppure perché i pazienti non sono riusciti ad allertare i servizi di emergenza stessi o hanno deciso di non farlo. Ma questo non è noto”.

Nonostante si sia mantenuto un servizio di assistenza di alto profilo, il tasso di mortalità per ictus a sette giorni dal ricovero è aumentato di 2,5  punti percentuali – ha aggiunto Douiri – . Non è possibile determinare se questa mortalità più elevata possa essere spiegata dagli alti tassi di mortalità nei pazienti con Covid confermato o sospetto, oppure come risultato di un minor numero di pazienti con ictus più lieve ricoverati in ospedale, o da una combinazione di questi effetti”.

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