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Covid 19

La sindrome infiammatoria dei bambini legata al coronavirus può danneggiare gravemente il cuore

Lo evidenzia uno studio pubblicato su EClinicalMedicine: più della metà dei pazienti pediatrici con sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C) ha mostrato anomalie cardiache. I ricercatori: “Questi bambini richiedono un’osservazione più approfondita e un follow-up con più ecografie per capire se queste condizioni si risolveranno o se saranno qualcosa che porteranno avanti per il resto della vita”.
A cura di Valeria Aiello
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Un crescente numero di studi sta chiarendo alcuni dei principali dubbi relativi alla misteriosa e grave infiammazione sistemica sviluppata dai bambini in seguito all’infezione da coronavirus. Identificata per la prima volta nei primi mesi della pandemia, la sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini – multisystem inflammatory syndrome in children (MIS-C), nota anche come sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica o PIMS – ha finora fatto registrare centinaia di casi in tutto il mondo.

La sindrome infiammatoria dei bambini (MIS-C) legata a Covid-19

Molto simile alla malattia di Kawasaki e alla sindrome da shock tossico, si pensa che la MIS-C sia in qualche modo collegata all’infezione grave da coronavirus. Tuttavia, nuove ricerche scientifiche indicano che la MIS-C possa instaurarsi anche in seguito a infezioni molto lievi. In altre parole, anche se il bambino non ha sviluppato una malattia grave o non ha mostrato i classici sintomi di Covid-19, non si può escludere l’insorgenza di MIS-C né che l’infiammazione stessa non sia grave o addirittura fatale. “Non è stato necessario che i bambini mostrassero i classici sintomi delle vie respiratorie superiori per sviluppare MIS-C, il che è spaventoso ha spiegato il neonatologo Alvaro Moreira, assistente professore di pediatria presso l’Health Science Center dell’Università del Texas di San Antonio (UTHSCSA), il centro statunitense di scienze della salute che ha condotto una review degli studi clinici ad oggi disponibili riguardanti i pazienti pediatrici con diagnosi di MIS-C, confrontando le caratteristiche della patologia con quella insorta nei bambini con Covid-19.

L’analisi, pubblicata sulla rivista EClinicalMedicine, ha preso esame 39 studi per un totale di 662 pazienti che hanno sviluppato MIS-C. La patologia, caratterizzata da una grave infiammazione a carico di più organi, tra cui cuore, polmone, reni, cervello, pelle e occhi, differisce dalla malattia di Kawasaki con cui è stata inizialmente confusa perché “i livelli di infiammazione e la diffusione dell’infiammazione generale sono peggiori – ha aggiunto Moreira – . Può essere fatale perché colpisce più organi: che si tratti di cuore o dei polmoni, del sistema gastrointestinale o del sistema neurologico, la MIS-C ha così tanti volti diversi che inizialmente è stata difficile da diagnosticare da parte dei medici”.

A distanza di diversi mesi dall’inizio della pandemia, anche se c’è ancora molto da capire su questa sindrome, così come sulle prospettive di recupero a lungo termine per chi sperimenta questa grave condizione, il quadro sembra però più chiaro. Lo studio ha evidenziato che per il 71% dei 662 casi di MIS-C si è reso necessario il ricovero in terapia intensiva e che la durata media della degenza ospedaliera è di circa otto giorni. Tutti i bambini hanno avuto febbre e la maggior parte presentava anche dolore addominale o diarrea (73,7% dei casi) e vomito (68,3%). Altri sintomi comuni erano congiuntivite ed eruzioni cutanee. Il tasso di mortalità osservato è stato di circa l’1,7% (11 bambini), una percentuale che i ricercatori hanno evidenziato, essendo molto più alta dello 0,09% registrato nei bambini affetti da Covid-19 ma che non hanno sviluppato MIS-C.

Può danneggiare gravemente il cuore

A destare particolare preoccupazione, lo stato di salute complessivo dei bambini che sono riusciti a superare la grave sindrome infiammatoria: lo studio ha infatti rivelato che su circa il 90% dei bambini sottoposti a un elettrocardiogramma, più della metà (54%) dei test diagnostici ha mostrato anomalie cardiache. Queste includevano la dilatazione delle arterie coronariche, la ridotta capacità del cuore di pompare sangue ossigenato ai tessuti (frazione di eiezione depressa) e, in quasi il 10% dei pazienti, la presenza di un aneurisma nei vasi coronarici che potrebbe esporre a un maggior rischio di futuri eventi cardiovascolari. “Questi bambini – prosegue Moreira – richiedono un’osservazione significativamente più approfondita e un follow-up con più ecografie per capire se queste queste condizioni si risolveranno o se saranno qualcosa che porteranno avanti per il resto della vita. Si tratta di una circostanza devastante anche per i genitori che avevano figli perfettamente sani e che, dopo l’infezione da coronavirus, hanno sviluppato MIS-C”.

In tal senso, nei casi in cui si sospetta l’insorgenza di questa sindrome, gli studiosi sottolineano l’importanza di una diagnosi precoce. “I bambini in genere hanno mostrato i sintomi di MIS-C tre o quattro settimane dopo l'infezione da COVID-19 e per molti sono progrediti rapidamente in shock e insufficienza cardiorespiratoria – scrivono i ricercatori nello studio – . Le famiglie dovrebbero cercare cure mediche immediate poiché i bambini con questa condizione iperinfiammatoria vanno rapidamente incontro a scompensi e per la maggior parte di loro si renderà necessaria la gestione in unità di terapia intensiva. Nel complesso, i bambini sopravvivono, superando la sindrome con la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, steroidi e, in alcuni casi, agenti immunomodulatori”.

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