La marijuana causa dipendenza soprattutto negli adolescenti
L'agenzia sanitaria americana Centers for Disease Control and Prevention (CDC) segnalò più di un anno fa che nei teenagers l'uso di marijuana sopravanzava quello di sigarette. Successivamente la University of Michigan confermò implicitamente i dati dell'agenzia rilevando che il 6,5% degli studenti delle scuole superiori americane fuma quotidianamente marijuana. Ora una ricerca condotta parallelamente da studiosi della University of Montreal e della New York's Icahn School of Medicine moltiplicano le preoccupazioni connesse ai dati del CDC. Secondo gli esperti, infatti, la marijuana può produrre dipendenza e disturbi del comportamento, soprattutto negli adolescenti. Il professore Didier Jutras-Aswad della University of Montreal e la ricercatrice Yasmin Hurd of Mount Sinai osservano che, nonostante diversi studi confermino i danni dell'"erba", tra le droghe la
cannabis è la più usata perché molti pensano che produca pochi danni. Questa percezione ha portato un crescente numero di stati ad approvarne la legalizzazione e a renderla più accessibile. Gran parte dei dibattiti e delle conseguenti politiche in materia sono state fatte senza tenere in considerazione l'impatto di questa droga sui soggetti più vulnerabili, quali sono gli adolescenti, e senza tenere in considerazione i dati scientifici.
Osservano i ricercatori che, data la complessità del cervello umano, è difficile poter stabilire i nessi causa-effetto nell'uomo, ma studi semplificati sui topi hanno evidenziato che la marijuana interagisce con i recettori di quell'area cerebrale associata all'apprendimento e alle decisioni. Negli anni dell'adolescenza, sottolinea ancora lo studio, il cervello del ragazzo subisce cambiamenti importanti, che – se alterato dal consumo della cannabis – potrebbero sviluppare più facilmente disturbi della personalità e del comportamento. Circa un quarto dei teenagers che consuma marijuana finirà dunque per diventarne dipendente. L'obiettivo, sottolinea il prof. Jutras-Aswad, non è creare schieramenti pro o contro la cannabis, ma continuare a studiarne gli effetti e predisporre politiche adeguate alle informazioni raccolte:
E ‘ormai chiaro, secondo i dati scientifici, che la cannabis non è innocua per il cervello degli adolescenti, in particolare per coloro che sono più vulnerabili dal punto di vista genetico o psicologico. Identificare questi adolescenti vulnerabili, anche attraverso esami genetici o psicologici, può essere fondamentale per la prevenzione e l'intervento precoce di disturbi di dipendenza e psichiatrici correlati al consumo di cannabis. L'obiettivo non è quello di dire se la cannabis sia buona o cattiva, quanto identificare quelle persone che potrebbero soffrirne di più i suoi effetti deleteri e fornire adeguate misure per impedire questo rischio.