La Grande Macchia Rossa di Giove non è come pensavamo che fosse
La Grande Macchia Rossa di Giove, la più grande tempesta anticiclonica che infuria da secoli sul gigante gassoso, è più profonda di quanto pensassimo. Lo indicano i nuovi dati della sonda spaziale Juno della Nasa, grazie al suo radiometro a microonde (MWR), uno strumento che consente agli scienziati determinare le caratteristiche dell’atmosfera del pianeta e di fornire dati sulla sua struttura.
La sonda ha sorvolato per il vortice due volte, a febbraio e luglio 2019, indicando che la Grande Macchia Rossa potrebbe estendersi dai 200 ai 500 chilometri, molto al di sotto delle nubi di pianeta. La sonda Juno, in orbita attorno a Giove da cinque anni, ha sorvolato anche i poli del pianeta e persino alcune delle sue lune.
Prima delle due ultime missioni sulla Grande Macchia Rossa, la sonda era anche già transitata sulla vasta tempesta, nel luglio 2017, mostrando che il vortice aveva una profondità di circa 332 km, ovvero dalle 50 alle 100 volte quella degli oceani della Terra. Le nuove misurazioni hanno però rivelato che potrebbe essere molto più alta. “Ciò significa che è una tempesta gigantesca – ha detto a The Verge Yohai Kaspi, un ricercatore di Juno presso il Weizmann Institute of Science, in Israele – . Se mettessimo questa tempesta sulla Terra, si estenderebbe fino alla stazione spaziale”.
I risultati di queste nuove osservazioni sono stati pubblicati sulla rivista Science giovedì, indicando inoltre che le correnti che alimentano la tempesta hanno una profondità di circa 3.000 km, estendendosi ben oltre la tempesta stessa. “È sorprendente che [la Grande Macchia Rossa] vada così in profondità. Ma è anche sorprendente che non vada così in profondità come le correnti a getto” ha aggiunto Marzia Parisi, ex dottoranda dell’Università Sapienza di Roma e ora al Jet Propulsion Laboratory della NASA, che ha coordinato il gruppo di ricerca internazionale di cui fanno parte anche Daniele Durante e Luciano Iess, del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell'Università Sapienza di Roma. “Pertanto – ha precisato la ricercatrice italiana – sta accadendo qualcosa a 500 chilometri che sostanzialmente sta smorzando la Grande Macchia Rossa”.
La Grande Macchia Rossa è in continua evoluzione. Rispetto a quanto gli astronomi hanno iniziato a osservarlo, circa 150 anni fa, si è ristretta, diventando più circolare che ovale, sebbene il suo diametro attuale di 16.000 chilometri potrebbe ancora contenere la Terra (13.000 chilomentri) al suo interno. Proprio il mese scorso, un altro team di ricerca ha scoperto che i venti ai confini della tempesta stanno accelerando, mentre quelli vicini alla regione più interna si stanno muovendo molto più lentamente. Le misurazioni del telescopio spaziale Hubble della NASA hanno anche indicato che la Grande Macchia Rossa sta diventando più alta man mano che si restringe.