L’efficacia della vitamina C come cura per Covid dipende da più fattori
Il ruolo benefico della vitamina C come antiossidante e antinfiammatorio è ben noto: questo ha portato la comunità scientifica a intraprendere diversi studi clinici per indagare sulla possibilità che alte dosi di vitamina C possano essere efficaci nel trattamento e nella riduzione della gravità di diverse infezioni virali, tra cui quella provocata dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2.
Attualmente, sono in corso almeno una trentina di studi clinici attraverso cui i ricercatori stanno valutando gli effetti della somministrazione di vitamina C – da sola o in combinazione con altri farmaci – nel trattamento dell’infezione da Sars-Cov-2: nonostante le ricerche non abbiano ancora fornito risultati sottoposti a revisione paritaria, le prime osservazioni suggerirebbero un potenziale aiuto in alcuni pazienti con Covid-19.
Diversi profili di efficacia che, spiegano i ricercatori dell’Università di Augusta che da tempo esplorano gli effetti della vitamina C sull’invecchiamento, potrebbero dipendere da diversi fattori, in particolare dai livelli di trasportatori di vitamina C presenti in ciascuno di noi. “Esistono diverse variabili, sulle quali ci sono poche informazioni e da cui può dipendere l’efficacia della somministrazione di vitamina C – spiegano in uno studio pubblicato sulla rivista Aging and Disease – . Queste comprendono l’età, la razza, il sesso, e soprattutto i livelli di espressione dei trasportatori di vitamina C e il polimorfismo”.
In tal senso, gli studiosi raccomandano che questi fattori vengano presi in considerazione nella progettazione e nell’esecuzione degli studi clinici, nonché nel momento in cui verranno analizzati i risultati, sia nell’ambito dei trial condotti per valutare l’efficacia nel trattamento di Covid-19 sia nelle indagini messe a punto per esaminare il beneficio della vitamina C in altre condizioni.
“Con l’aumento esponenziale del tasso di infezione da coronavirus e della mortalità, ricercatori, medici e agenzie governative di tutto il mondo si stanno concentrando sul riposizionamento di farmaci con profili di sicurezza noti, tra cui la vitamina C – precisano gli studiosi – . Il trattamento con vitamina C è riconosciuto per il suo effetto benefico nel prevenire/neutralizzare la risposta infiammatoria, ridurre lo stress ossidativo e stimolare gli interferoni e altre citochine antivirali”, caratteristiche che rendono la terapia con vitamina C “una scelta logica in un momento così critico”.
In tal senso, concludono i ricercatori “sarà interessante comprendere se la vitamina C potrà essere specificamente efficace nel trattamento di pazienti Covid-19 che sono più anziani, hanno malattie pregresse o appartengono a popolazioni afroamericane. C’è inoltre un’urgente necessità di indagare sulla relazione diretta tra i livelli sierici / plasmatici di vitamina C nel tasso di infezione da COVID-19 e nella gravità della malattia”.