Juboraj è morto: il leone scheletrico rinchiuso nello zoo da 18 anni adesso è libero
Il suo nome era Juboraj, aveva 18 anni e da qualche tempo era ridotto pelle e ossa, ma questo non impediva ai responsabili dello zoo di continuare a tenerlo tra le ‘attrazioni' del parco. La sua storia aveva fatto il giro del mondo quando le sue immagini sono state pubblicate online e i dipendenti della struttura sono stati accusati di negligenza. Adesso, viene da dire ‘finalmente', Juboraj è morto, è deceduto lo scorso giovedì 14 dicembre, di mattina.
Juboraj, un leone in gabbia. La storia di Juboraj in fondo non è molto diversa da quella di altri animali che vivono tutta la vita all'interno di uno zoo, rinchiusi in ambienti che poco hanno a che fare con quelli naturali in cui dovrebbero stare. Come spiega Sanjay Kumar Bhowmick, CEO del Comilla Zila Parishad, al Dhaka Tribune, i leoni hanno una vita media di 14 anni, mentre Juboraj ne ha 18 vissuti interamente al Comilla Zoo, che lo ha acquistato dal Chittagong Zoo.
Condizioni di salute pessime. Come mai è così magro? Il leone, ormai molto anziano, negli ultimi tempi aveva praticamente smesso di mangiare e questo aveva peggiorato le sue condizioni di salute già mal messe vista l'età. Il leone Juboraj è così morto ‘in scena', giorno per giorno, davanti agli occhi dei visitatori che, sconvolti, hanno postato online le immagini dell'animale che hanno fatto poi il giro del mondo: attualmente però siamo in attesa dell'autopsia per avere conferme delle reali cause del decesso.
Eutanasia. Normalmente, quando gli animali raggiungono simili condizioni di salute, i responsabili degli zoo decidono di praticare l'eutanasia, per porre una fine anticipata alle loro sofferenze. In Bangladesh però l'eutanasia non è concessa e per questo si è dovuto attendere che la natura facesse il suo corso accompagnando lentamente Juboraj verso la morte.
Gli altri animali dello zoo. Gli altri animali che sono rinchiusi nel Comilla Zoo, tra cui otto scimmie e tre cervi, non godono certo di ottima salute e piacevoli condizioni di vita, la struttura infatti è in perdita economica perché il costo del mantenimento degli ultimi sopravvissuti è maggiore rispetto al guadagno.