In sperimentazione un nuovo vaccino anti-Covid a base di nanoparticelle
Un rivoluzionario vaccino anti-Covid, basato su nanoparticelle tempestate di proteina Spike che il coronavirus Sars-Cov-2 utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno, ha dimostrato di stimolare efficacemente la produzione di anticorpi neutralizzanti nei test preclinici su modelli animali. La notizia arriva direttamente dall’Università di Stanford, in California, dove i ricercatori hanno sviluppato un nuovo vaccino monodose che non richiede una catena del freddo per la conservazione o il trasporto.
Il siero, descritto nei dettagli nello studio pubblicato su ACS Central Science, combina la proteina Spike con nanoparticelle di ferritina, una proteina globulare contenente ferro, sfruttando una tecnologia che secondo gli studiosi permette di bilanciare l’efficacia dei vaccini a base virale con la sicurezza e produzione dei vaccini a subunità. “I vaccini che utilizzano vettori virali per veicolare l’antigene (come quello realizzato dall’Università di Oxford insieme da Astrazeneca, ndr) sono spesso più efficaci di quelli che contengono solo parti isolate del virus. Tuttavia possono richiedere più tempo per la produzione, devono essere refrigerati e hanno maggiori probabilità di causare effetti collaterali – spiegano i ricercatori in una nota -. I vaccini a base di acidi nucleici, come quelli a mRna di Moderna e Pfizer, sono ancora più veloci da produrre rispetto ai vaccini a nanoparticelle, ma sono costosi e possono richiedere dosi multiple”.
Per il loro vaccino, gli studiosi hanno combinato una porzione della proteina Spike con nanoparticelle di ferritina, confrontando quattro varianti, di cui una a base di nanoparticelle con la proteina Spike completa, una a base di nanoparticelle con una porzione della proteina Spike (delezione degli amminoacidi 70 C-terminale), e due formulazioni contenenti rispettivamente la sola proteina Spike oppure soltanto il sito della stessa proteina che lega le cellule durante l’infezione. Per testare l’efficacia di ciascun siero, i ricercatori hanno valutato i livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dalla somministrazione in topi di laboratorio e osservato che, dopo una singola dose, i candidati vaccini contenenti nanoparticelle hanno entrambi determinato la produzione di anticorpi neutralizzanti. Nel dettaglio, una singola dose ha indotto una risposta neutralizzante significativamente più elevata rispetto alle formulazioni a base di sole proteine, con titoli anticorpali medi almeno due volte maggiori di quelli presenti nel plasma derivato dal sangue dei guariti da Covid-19.
L’obiettivo dei ricercatori è quello di arrivare a un vaccino da destinare alle popolazioni che potrebbero avere difficoltà ad avere accesso ai vaccini già approvati o più avanti nella sperimentazione. “La popolazione target è costituita dai Paesi a reddito medio e basso, perché il nostro vaccino sarà anche economico, oltre a non richiedere una catena del freddo, con la possibilità di essere trasportato sotto forma di polvere liofilizzata – spiegano gli sviluppatori – . In confronto, i vaccini più avanzati in fase di sviluppo negli Stati Uniti devono essere tutti conservati a basse temperature, che vanno da circa 8 a -70 °C”. È però anche possibile, dato il rapido avanzamento della sperimentazione degli altri candidati vaccini, che la formulazione non sarà necessaria per affrontare l’attuale pandemia. “In questo caso saremo già pronti allo sviluppo di un vaccino universale contro i coronavirus, dunque in grado di immunizzare contro SARS-CoV-1, MERS, SARS-CoV-2 e futuri coronavirus che non sono ancora noti”.