In Arizona la gravidanza inizia due settimane prima del concepimento
Uno degli stati più reazionari e conservatori degli Stati Uniti, l’Arizona, ha appena adottato una legge incredibile. Denominata pudicamente “Women’s Health and Safety Act”, legge sulla salute e la sicurezza delle donne, sancisce che le donne sono considerate legalmente incinte a partire da due settimane prima dell’effettivo concepimento. Il movimento dei diritti civili americano l’ha definita “scientificamente, medicalmente, eticamente e intellettualmente disonesta”, ma ciò non ha impedito al governatore repubblicano Jan Brewer – una donna – di firmare la legge, rendendola immediatamente operativa. Forse che in Arizona, a differenza di tutto il resto del mondo, la gravidanza avviene in maniera diversa? Niente affatto. La normativa serve ad aggirare la legge sull’aborto, considerata dal governo conservatore troppo permissiva, consentendo alle donne l’aborto entro 22-24 settimane dal concepimento. Con questa mossa, il tempo a disposizione delle donne incinte si riduce dunque di due settimane, rendendo in alcuni casi – quelli in cui la gravidanza viene scoperta tardivamente – impossibile l’aborto.
Incinte dal momento dell'ultimo ciclo mestruale
Pare incredibile, ma la legge è stata promossa da un’altra donna, la repubblicana Kimberly Yee, membro del Congresso USA. Estremista neocon, a favore del diritto a possedere armi e delle sanità privata, la Yee aveva già promosso in Arizona un disegno di legge per la proibizione dell’aborto dopo venti settimane dal concepimento. Progetto poi ritirato in seguito alla violenta reazione della cittadinanza. Ma la Yee aveva comunque fatto capire che la proposta non sarebbe stata del tutto ritirata, ma rivista e riproposta in altri termini. E quello che ne è emerso è appunto il nuovo atto, promulgato ora dal governatore, nota per avere formalizzato in un’altra legge che l’istituto del matrimonio è valido solo tra uomini e donne.
In pratica, la nuova normativa prevede che il periodo di gestazione inizi il primo giorno dell’ultimo periodo mestruale piuttosto che dalla data dell’effettivo concepimento. Durante la discussione in aula a nulla sono servite le audizioni di medici e specialisti che, piuttosto che ribadire il fin troppo ovvio concetto per cui la gravidanza inizia solo dopo il concepimento, hanno fatto notare la difficoltà di rilevare nel feto la presenza di problemi gravi o tali da comprometterne l’esistenza prima della 20° settimana, quando è possibile sottoporre il feto ad analisi a ultrasuoni. La legge impedirebbe così di abortire a quelle donne che scoprissero la presenza di gravi problemi al loro feto e volessero interrompere la gravidanza, per impedire terribili sofferenza al nascituro.
Limiti per la pillola abortiva
Non finisce qui. La legge infatti prevede anche altri modi per aggirare l’attuale regolamentazione sull’aborto, soprattutto per quanto riguarda gli aborti non chirurgici, possibili entro le prime nove settimane di gravidanza attraverso la semplice ingestione di una pillola. Una percentuale tra il 17 e il 20% degli aborti totali negli USA avviene in questo modo, sicuramente il meno traumatico possibile. Normalmente, questa procedura avviene in casa o all’interno di cliniche private, sempre previa autorizzazione medica. La legge prevede ora che il medico che somministra la pillola debba essere impiegato in un ospedale entro 30 miglia dal luogo in cui avviene la procedura di aborto. Poiché negli Stati Uniti e soprattutto in stati poco densamente popolati come l’Arizona è difficile che ci sia un ospedale nell’arco di 30 miglia da un’abitazione o da una clinica, la nuova legge comporta rilevanti problemi, impedendo nella maggior parte dei casi la prescrizione della pillola.
Ce n’è anche per l’educazione sessuale nelle scuole pubbliche. La legge prevede che si dia la priorità a concetti quali la gravidanza, la nascita dei bambini e le pratiche di adozione, relegando in secondo piano la questione dell’aborto. Il dipartimento per la salute dello stato dell’Arizona, inoltre, dovrà mettere su un sito web per proporre alternative all’aborto, anche attraverso la pubblicazione di immagini di feti, di modo da scoraggiare l’interruzione delle gravidanza a qualsiasi stadio. È inoltre previsto l’obbligo del consenso parentale per l’aborto da parte di minori e l’assistenza da parte di consultori per le donne che intendono abortire a causa di anormalità nel feto, anche qualora tali anormalità siano considerate sicuramente fatali per il nascituro.