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Il vaccino sperimentale contro l’Alzheimer è sicuro e stimola una robusta riposta immunitaria

Lo indicano i risultati dei test clinici di fase 2 pubblicati su Nature Aging che dimostrano il potenziale utilizzo per il trattamento e la prevenzione delle forma di Alzheimer associate all’accumulo di proteina tau.
A cura di Valeria Aiello
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Dopo la recente approvazione negli Stati Uniti di un nuovo farmaco contro l’Alzheimer (aducanumab), una nuova speranza nella lotta alla malattia arriva da un candidato vaccino, AADvac1, risultato sicuro e ben tollerato negli studi clinici di fase 2. I dati della sperimentazione, pubblicati su Nature Aging in uno studio intitolato “ADAMANT: a placebo-controlled randomized phase 2 study of AADvac1, an active immunotherapy against pathological tau in Alzheimer’s disease” hanno indicato che il siero stimola una robusta risposta immunitaria contro specifici frammenti della proteina tau, il cui accumulo si sospetta sia associato al declino cognitivo implicato dall’Alzheimer o almeno in una parte dei casi.

Il vaccino sperimentale contro l'Alzheimer

Il trial ha fatto registrare un effetto apprezzabile in un sottogruppo di pazienti con un profilo di biomarcatori tau confermato. In generale, indicano gli studiosi, sono necessari studi stratificati più ampi per valutare la potenziale efficacia clinica, dunque esaminare se il siero sia in grado di fermare e invertire la malattia in un gruppo più ampio di persone.

L’analisi, che ha coinvolto 196 persone in otto Paesi europei, di cui 117 hanno ricevuto il vaccino e le restanti 79 un placebo, ha previsto la somministrazione di 11 dosi nel corso di 24 mesi. Nel gruppo dei vaccinati i ricercatori hanno osservato una risposta immunitaria specifica contro tau che, nell’insieme, non si è però tradotta in un miglioramento del quadro cognitivo del campione. Tuttavia, analisi successive in collaborazione con l’Università della California a San Francisco hanno supportato il potenziale utilizzo per il trattamento e la prevenzione delle forme di Alzheimer associate all’accumulo di proteina tau, indicando che nel sottogruppo di pazienti con tale profilo, il vaccino ha rallentato del 27% il declino cognitivo e del 30% il declino funzionale nel confronto con il gruppo placebo.

Lo studio – ha affermato Michael Fresser, amministratore delegato della società Axon Neuroscience che ha sviluppato il vaccino – ha dimostrato con successo i punti di forza di AADvc1, un vaccino sulla buona strada per prevenire e curare il morbo di Alzheimer”.

Rispetto al farmaco recentemente approvato, che influenza la velocità di progressione dell’Alzheimer, il vaccino mira a combattere gli accumuli di tau, istruendo il sistema immunitario a fermare la loro formazione e la diffusione. “Dopo un ampio processo di revisione tra pari – ha aggiunto Fresser – siamo lieti di pubblicare i risultati del nostro studio su una rivista scientifica, confermando l’effetto di AADvac1 sull’evoluzione della malattia e supportando il progresso di Axon verso una fase fondamentale dello sviluppo clinico”.

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