Il vaccino Moderna protegge dalle varianti più pericolose, inclusa la Delta
Il vaccino anti-Covid di Moderna induce una risposta anticorpale contro le varianti più pericolose del coronavirus, inclusa la Delta. Lo indicano i risultati dei test di laboratorio condotti dalla società statunitense di biotecnologie dopo la somministrazione della seconda dose ai partecipanti allo studio clinico di fase 1, suggerendo che anche nel mondo reale il vaccino protegga dalle principali versioni mutate di Sars-Cov-2.
I risultati, presentati in preprint su bioXRiv evidenziano che la vaccinazione ha prodotto “titoli neutralizzanti contro tutte le varianti testate”, comprese le due sottovarianti di Beta (ex sudafricana) e le tre del ceppo indiano B.1.617, con una modesta riduzione della risposta rispetto al virus originario. I test sono stati condotti anche nei confronti della variante Alpha (B.1.1.7, ex inglese), della variante Eta (B.1.525, ex nigeriana) e delle varianti A.23.1 e A.VOI.V2 identificate per la prima volta rispettivamente in Uganda e Angola.
L’analisi è stata effettuata valutando l’attività neutralizzante di campioni di siero di otto partecipanti allo studio prelevati una settimana dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino, testandola contro le diverse varianti virali e confrontandola rispetto al ceppo originario (designato come D614G).
Nel complesso, i risultati hanno mostrato che il ciclo vaccinale a due dosi si è rivelato molto più efficace nel produrre anticorpi contro la variante Delta rispetto alla Beta. Contro le tre sottovarianti di Beta (B.1.351-v1, B.1.351-v2, B.1.351-v3), in particolare, gli anticorpi neutralizzanti si sono ridotti da 6 a 8 volte nel confronto con quelli diretti contro il ceppo originario, mentre sono state osservate riduzioni modeste (da 2,1 a 3,3 volte) nel confronto con le varianti identificate per la prima volta in India, tra cui Delta (B.1.617.2) e Kappa (B.1.617.1). D’altra parte, i test hanno indicato una riduzione minima nei confronti della variante Alpha, con una diminuzione del titolo di neutralizzazione di 1,2 volte rispetto al virus originario.
“Questi nuovi dati sono incoraggianti e rafforzano la nostra convinzione che il vaccino Moderna dovrebbe rimanere protettivo contro le varianti appena rilevate – ha affermato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna -. Questi risultati evidenziano l’importanza di continuare a vaccinare le popolazioni con un vaccino di serie primaria efficace”.
D’altra parte, Moderna sta inoltre valutando la somministrazione di una terza dose di vaccino per rafforzare la risposta immunitaria contro le varianti emergenti, incluso un candidato di richiamo multivalente che combina un mix del vaccino già approvato (mRNA-1273) con una formulazione aggiornata contro la variante sudafricana (mRNA-1273.351). La sperimentazione, attualmente in corso, ha finora dimostrato che la somministrazione aumenta in modo significativo il livello di anticorpi contro le varianti di preoccupazione e potrebbe risultare vantaggiosa a circa 6-8 mesi dal primo ciclo vaccinale, sebbene i titoli anticorpali rispetto al virus originario siano ancora rilevabili. “Mentre cerchiamo di sconfiggere la pandemia, è imperativo essere proattivi perché il virus si evolve – ha aggiunto Bancel – . Rimaniamo impegnati a studiare le varianti emergenti, generare dati e condividerli non appena disponibili”.