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Covid 19

Il vaccino di Johnson & Johnson contro il coronavirus induce una forte risposta immunitaria

La formula in via di sviluppo della Johnson & Johnson ha dimostrato poter indurre una forte risposta anticorpale al Sars-Cov-2 e fornire una protezione quasi completa con una singola dose in primati non umani.
A cura di Valeria Aiello
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Il vaccino contro il Covid-19 sviluppato dalla Johnson & Johnson ha dimostrato di indurre una “forte risposta immunitaria”. È quanto emerge dai dati della sperimentazione preclinica, pubblicati su Nature, che hanno indicato una forte risposta anticorpale in primati non umani.

Il vaccino di J&J induce una forte risposta immunitaria

Gli studi indicano che il vaccino sperimentale, basato su vettori virali derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26), ha indotto una forte risposta immunitaria, come dimostrato dallo sviluppo di “anticorpi neutralizzanti” che proteggono dall’infezione. “Questi dati pre-clinici mostrano che il nostro vaccino candidato contro il SARS-CoV-2 ha dato luogo ad una forte risposta anticorpale e ha fornito una protezione completa o quasi completa con una singola dose –  ha detto Paul Stoffels, Chief Scientific Officer e Vicepresidente del Comitato esecutivo di Johnson & Johnson – . I risultati sono incoraggianti, mentre proseguiamo nello sviluppo del nostro vaccino, e in parallelo potenziamo la produzione, avendo iniziato un trial di fase 1/2  nel mese luglio con l’intenzione di passare ad una sperimentazione di fase 3 in settembre”.

Gli studi preclinici sono stati condotti dai ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) in collaborazione con la Janssen Pharmaceutical Companies di Johnson & Johnson. Gli scienziati hanno prima testato una serie di candidati vaccini, sperimentando sette varianti in primati non umani, e valutando quale formula potesse indurre un più elevato livello di anticorpi neutralizzanti contro il Sars-Cov-2  e quindi una protezione con una singola dose.

I sei soggetti cui è stata somministrata una singola dose, spiegano i ricercatori, “non hanno mostrato livelli rilevabili di Sars-Cov-2 nel tratto respiratorio inferiore dopo l’esposizione al virus” e, soltanto in uno caso, in due momenti temporali differenti, dall’analisi del tampone nasale sono risultati livelli molto bassi di materiale genetico. “I nostri risultati pre-clinici – ha aggiunto Mathai Mammen, Responsabile globale di Research & Development di Janssen –  ci danno motivo di essere ottimisti nell’avviare la prossima fase di sperimentazione clinica sull’uomo”.

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