Il test Covid della saliva è più sensibile del tampone naso-faringeo: lo studio su Nature
I test della saliva sono più sensibili dei tamponi nasofaringei per la diagnosi di Covid-19. Lo indicano i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature Research da un team di ricercatori della National University di Singapore.
Test salivari più sensibili del tampone naso-faringeo
L’analisi, volta a testare l’affidabilità del test salivare rispetto al più tradizionale tampone nasofaringeo e i tamponi nasali fai-da-te, ha coinvolto 200 lavoratori migranti, di cui 149 di un dormitorio pubblico e 51 in isolamento in una struttura assistenziale per soggetti positivi al virus che non necessitavano di cure ospedaliere. Dei 149 migranti del dormitorio, in 45 presentavano una malattia respiratoria acuta (ARI) e 104 erano asintomatici ma in stretto contatto con soggetti positivi. “Per la raccolta dei campioni di saliva – spiegano gli studiosi – ai partecipanti è stato chiesto di inclinare leggermente la testa all’indietro, schiarirsi la gola e il naso e poi sputare la saliva in una provetta, fino a ottenere il volume richiesto di 2 ml”.
Tutti i campioni sono stati analizzati con la metodica della PCR, indicando che “la percentuale di campioni di saliva positivi al test era superiore a quella dei tamponi nasofaringei e fai-da-te” indicano i ricercatori che, in totale, hanno identificato il 62% di positivi nei campioni di saliva, il 44,5% nei campioni prelevati dal naso-faringe con tampone e il 37,7% nei tamponi nasali fa-da-te.
I risultati hanno inoltre indicato che nei soggetti con bassa carica virale, la saliva è risultata positiva nel 98,4% dei casi mentre i corrispondenti tamponi naso-faringei hanno dato esito positivo nel 90,5% dei casi. I tamponi nasali fai-da-te, d’altra parte, sono risultati meno sensibili sia dei campioni di saliva sia di quelli naso-faringei. “Una sensibilità nettamente inferiore che dovrebbe precluderne l’uso quando possono essere raccolti altri tipi di campione” osservano gli autori dello studio, riportando una sensibilità del 64%. Risultati che, nel complesso, supportano la saliva “come campione alternativo per lo screening e la diagnosi di Covid-19” per diverse ragioni, compresa la presenza di una carica virale potenzialmente più alta nella saliva.