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Il segreto della Marijuana: ci fa stare bene, inganna il cervello e ci rende dipendenti

La marijuana riesce a ingannare il sistema di ricompensa del cervello, facendo aumentare la produzione di dopamina e il conseguente rischio di dipendenza. Gli effetti sono particolarmente pronunciati nei giovani.
A cura di Andrea Centini
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La marijuana crea dipendenza perché inganna il nostro cervello, con un effetto particolarmente pronunciato nei giovani. Lo ha determinato un team di ricerca della Brigham Young University, Stati Uniti, che ha scoperto il modo in cui la sostanza stupefacente riesce letteralmente a ‘sabotare' il circuito nervoso della ricompensa. In parole semplici, la marijuana ne inibisce il sistema di controllo, che ha come conseguenza un incremento sensibile dei livelli di dopamina – il cosiddetto neurotrasmettitore del piacere – rilasciata nel nucleus succubens. Tale meccanismo produce intensa gratificazione e catalizza il rischio di sviluppare la dipendenza, diventando un potenziale bersaglio per futuri trattamenti farmaceutici all'avanguardia.

Ma come hanno fatto gli scienziati a capire questo processo? Gli studiosi coordinati dal professor Jeffrey Edwards, neuroscienziato presso l'autorevole ateneo della Salt Lake Valley, hanno condotto alcuni esperimenti sui topi, concentrandosi in particolar modo sugli esemplari più giovani. Il loro obiettivo era quello di analizzare gli effetti del principio attivo della marijuana – il tetraidrocannabinolo (Thc) – sulla cosiddetta area tegmentale ventrale o tegmentum, un gruppo di neuroni sito nel pavimento del mesencefalo noto per essere alterato dalle sostanze stupefacenti.

Somministrando quotidianamente il tetraidrocannabinolo ai topi per una settimana consecutiva, è emerso che esso riesce a influenzare il normale funzionamento dei neuroni gabaergici, il cui scopo è proprio quello di inibire il circuito neurale della ricompensa. Alterandone le connessioni sinaptiche ha come risultato una sovrapproduzione di dopamina, con tutto ciò che comporta in termini di gratificazione e possibile dipendenza. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Neuroscience.

[Foto di 7raymarketing]

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