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Il rover Perseverance conferma che il cratere Jezero era un lago su Marte: “Ora cercheremo fossili”

Analizzando le immagini scattate dal rover Perseverance durante i suoi primi tre mesi di permanenza su Marte, gli scienziati della NASA hanno determinato che il cratere Jezero – dove è “ammartato” il 18 febbraio – era effettivamente un antichissimo lago. Le rocce presentano infatti strati assimilabili a quelli dei delta dei fiumi sulla Terra. Ora è aperta ufficialmente la caccia ai potenziali fossili.
A cura di Andrea Centini
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Lo scorso 18 febbraio il rover della NASA Perseverance è arrivato nel cratere Jezero su Marte, col principale obiettivo di cercare potenziali tracce biologiche passate e, perché no, anche presenti. La decisione di inviare l'avanzatissimo robot e il piccolo elicottero Ingenuity proprio in quel cratere derivava dalle indagini orbitali fatte in precedenza dalle sonde, in base alle quali era stato determinato che lì, una volta, c'era un antichissimo lago marziano. Del resto non c'è posto migliore del letto di un bacino d'acqua (vuoto o pieno che sia) dove andare a cercare prove dell'esistenza della vita, anche sotto forma di residui fossili e firme biologiche. Ora, a pochi mesi di distanza dall'“ammartaggio” di Perseverance, abbiamo la conferma che il cratere Jezero ospitava davvero un lago in un lontano passato (3,7 miliardi di anni). Le immagini scattate dal rover mostrano infatti che gli strati delle rocce che affiorano dal suolo hanno caratteristiche analoghe a quelle dei delta dei fiumi sulla Terra, plasmati dal costante incedere dell'acqua.

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A descrivere questa somiglianza tra le formazioni rocciose del Pianeta Rosso e quelle della Terra è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della Florida e del Jet Propulsion Laboratory della NASA al California Institute of Technology (CALTECH), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello Space and Planetary Exploration Team del Los Alamos National Laboratory, del Planetary Science Institute, dell'Università di Copenaghen, dell'Università di Nantes e di numerosi altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dall'astrobiologia Amy Williams, docente presso il Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università della Florida, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato a fondo le immagini scattate dalle fotocamere del rover (Mastcam-Z e SuperCam Remote Micro-Imager – RMI) nei tre mesi successivi al suo arrivo. Nel cratere sono stati osservati affioramenti a strati che erano invisibili dall'orbita e che mostrano l'evoluzione idrologica del cratere Jezero. Dall'analisi della pendenza, dello spessore e da altri dettagli gli scienziati hanno determinato che questi strati erano in pratica la riva del lago, modellata dal passaggio dell'acqua.

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I gruppi di massi con un diametro di circa 1 metro posti nella porzione sommitale sarebbero invece legati a inondazioni episodiche ad alta energia, molto violente, come quelle suggerite da un altro recente studio condotto su Marte. Secondo i calcoli degli esperti alcune di queste rocce sono state spostate da un'inondazione che ha raggiunto i 9 metri al secondo ed era in grado di spostare fino a 3.000 metri cubi di acqua nello stesso intervallo di tempo. “Questa successione sedimentaria indica una transizione, da un'attività idrologica sostenuta in un ambiente lacustre persistente, a flussi fluviali di breve durata altamente energetici”, hanno sottolineato gli esperti nell'abstract dello studio.

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“La cosa più sorprendente che è emersa da queste immagini è la potenziale opportunità di cogliere il momento in cui questo cratere è passato da un ambiente abitabile simile alla Terra, a questo paesaggio desolato che vediamo ora”, ha affermato in un comunicato stampa il coautore dello studio Benjamin Weiss. La conferma che Jezero era effettivamente un lago apre ufficialmente la caccia ai fossili, come affermato dalla professoressa Tanja Bosak del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Oltre a condurre analisi in situ polverizzando rocce e cercando la firma molecolare della vita, nel corso della sua missione il rover Perseverance raccoglierà diversi campioni e li lascerà in appositi tubi che verranno recuperati e riportati sulla Terra in missioni previste per gli anni '30. I dettagli della ricerca “Perseverance rover reveals an ancient delta-lake system and flood deposits at Jezero crater, Mars” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

Credit foto: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/CNRS/ASU/MSSS

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