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Covid 19

Il primo caso di Covid-19 risale a molto prima di quanto pensassimo

Nuovi dati sull’origine della pandemia rivelano che il virus possa aver iniziato a infettare gli esseri umani ben prima di quanto finora ipotizzato, retrodatando di diverse settimane il primo caso di Covid-19 in Cina. In Italia, l’inizio della circolazione virale è stimata al 1° gennaio, un mese prima che si accertasse la positività della coppia di turisti cinesi ricoverati a Roma.
A cura di Valeria Aiello
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Dopo il ritrovamento di 13 sequenze dei primissimi casi di Covid-19 misteriosamente scomparse, nuovi dati sull’origine della pandemia rivelano che il coronavirus Sars-Cov-2 possa aver iniziato ad infettare gli esseri umani diverse settimane di quanto i documenti ufficiali suggeriscano. L’inizio della circolazione virale risalirebbe molto probabilmente al 4 ottobre del 2019 o al massimo al 17 novembre, una finestra temporale durante la quale il patogeno sarebbe emerso in Cina, per poi diffondersi a livello internazionale, prima in Giappone, il 3 gennaio 2020, poi in Tailandia, il 7 gennaio, in Spagna il 12 gennaio, in Corea del Sud il 14 gennaio e negli Stati Uniti il 16 gennaio.

Il primo caso di Covid-19 in Cina

Queste date, pubblicate in uno studio sulla rivista Plos Pathogens dal team guidato da David Roberts dell’Università del Kent nel Regno Unito, si basano su un modello matematico di scienze della conservazione, chiamato stima lineare ottimale (OLE, Optimal Linear Estimation), che generalmente viene utilizzato per dedurre le date di estinzione delle specie sulla base dei loro ultimi avvistamenti segnalati. Questa stessa tecnica di modellazione, impiegata anche in archeologia e nella fenologia (lo studio di eventi biologici periodici) ha permesso di estrapolare nuove ipotesi sull’origine di Covid-19 a partire dai dati della diffusione internazionale dei casi di Covid-19 in oltre 200 Paesi entro l’inizio di maggio 2020.

Mappa delle date di origine della pandemia stimate per Paese / Plos One.
Mappa delle date di origine della pandemia stimate per Paese / Plos One.

I nostri risultati suggeriscono che il virus è emerso in Cina tra l’inizio di ottobre e la metà di novembre 2019 (la data più probabile è il 17 novembre) e che entro gennaio 2020 si era diffuso a livello globale – affermano gli studiosi – Ciò suggerisce una diffusione molto più precoce e rapida di quanto non sia evidente dai casi confermati”.

La diffusione in Europa

Come detto, i dati indicano che il virus avrebbe raggiunto l’Europa il 12 gennaio 2020, e forse già il 3 novembre 2019 potrebbe essere stato introdotto in Spagna. In Francia, invece, il primo caso potrebbe risalire al periodo compreso tra il 4 e il 19 gennaio 2020, seguito dal primo caso nel Regno Unito il 22 gennaio 2020 (30 dicembre 2019), in Germania il 26 gennaio 2020 (21 gennaio 2020). Successivamente il virus avrebbe raggiunto Monaco, Lituania, Vaticano e Macedonia, tra il 12 e il 14 febbraio 2020.

Caso a parte quello dell’Italia, “uno dei sei paesi con casi eccezionalmente precoci” osservano gli studiosi in riferimento al nostro Paese. “Includendo i dati relativi ai casi precoci (31 gennaio 2020, i due turisti cinesi ricoverati a Roma, ndr), il primo caso è stimato al 1° gennaio 2020”. Qualora invece non si fosse tenuto conto di questi due casi, in Italia il virus non sarebbe circolato fino al 20 febbraio (o almeno fino al 16 febbraio 2020)

Sebbene i dati non facciano luce direttamente sull’origine o meno del virus da un laboratorio, suggeriscono che il coronavirus stesse circolando molto prima del caso del paziente 1, ufficialmente accertato a Wuhan all’inizio di dicembre. L’ipotesi di una diffusione precedente in Cina conferma altri recenti risultati. “ll recente studio congiunto OMS-Cina sull’origine di Sars-CoV-2 ha rilevato che, sulla base di una revisione delle prove molecolari, la maggior parte delle stime puntuali colloca l’antenato più recente tra la metà di novembre e l’inizio di dicembre, con un intervallo da fine settembre a inizio dicembre – scrivono i ricercatori – . I nostri risultati supportano le prove esistenti, prevedendo ulteriori analisi degli studi di test retrospettivi che aiuteranno a convalidare l’applicazione dell'OLE e dei metodi associati.

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