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Covid 19

Il mix di vaccini Covid è più efficace contro la variante Delta

Lo indicano i dati di un nuovo studio che ha valutato il rischio di infezione nelle persone vaccinate con la seconda dose a mRna dopo la prima di Astrazeneca.
A cura di Valeria Aiello
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La seconda dose di un vaccino Covid a mRna dopo la prima vettore di Astrazeneca è più efficace rispetto a due dosi di Astrazeneca. Lo dimostra un nuovo studio nazionale condotto da un team di ricerca dell’Università di Umea, in Svezia, che ha osservato un rischio di infezione più basso nelle persone che hanno ricevuto il mix vaccinale. L’analisi, pubblicata su The Lancet Regional Health, si basa sui dati del registro nazionale della Public Health Agency e del National Board of Health di Svezia, e ha incluso circa 700.000 persone.

Durante il periodo di studio di circa 2 mesi e mezzo dalla seconda dose, i vaccinati con la prima dose di Astrazeneca e la seconda di Pfizer hanno mostrato un rischio di infezione più basso del 67% rispetto ai non vaccinati. Chi ha invece ricevuto la seconda dose di Moderna dopo Astrazeneca ha mostrato una riduzione del rischio del 79%, sempre rispetto ai non vaccinati. Al contrario, nelle persone che hanno ricevuto due dosi di Astrazeneca, questa riduzione del rischio è stata del 50%.

Le stime sono state osservate durante il periodo in cui la variante Delta era dominante in Svezia, dopo aver tenuto conto delle differenze relative alla data di vaccinazione, all’età dei partecipanti, allo stato socio-economico e altri fattori di rischio per Covid-19, hanno precisato gli studiosi. “I dati – osservano – hanno mostrato che l’uso della vaccinazione eterologa è un'alternativa efficace per aumentare l'immunità della popolazione contro Covid-19, anche contro la variante Delta”.

Studi precedenti avevano già mostrato che la seconda dose di un vaccino a mRna genera una risposta immunitaria più robusta rispetto a due dosi di uno stesso vaccino a vettore virale. Tuttavia, non era chiaro in che misura il mix potesse ridurre il rischio di infezione clinica. Una lacuna colmata da questo studio, i cui risultati “potrebbero avere implicazioni nelle strategie di vaccinazione in diversi Paesi – ha affermato Marcel Ballin, dottorando in Medicina geriatrica presso l'Università di Umea e coautore dell’indagine – . L’Organizzazione Mondiale di Sanità ha affermato anche se i risultati dei precedenti studi sulla risposta immunitaria alla vaccinazione combinata sono promettenti, sono necessari studi più ampi per indagare sulla loro sicurezza e efficacia rispetto agli esiti clinici. E ora abbiamo uno di questi studi”.

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