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Il lockdown ha ridotto del 50% le vibrazioni terrestri legate all’uomo

Il blocco delle attività ha dimezzato le vibrazioni terrestri causate dall’uomo nel periodo compreso tra i mesi di marzo e maggio 2020. I risultati della ricerca indicano che l’attenuazione è stata più pronunciata nelle aree più densamente popolate.
A cura di Valeria Aiello
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La chiusura delle attività durante il lockdown ha portato a un calo delle vibrazioni terrestri legate all’uomo del 50%. Lo rivela un nuovo studio condotto dai ricercatori del Royal Observatory del Belgio e di altri cinque istituti, tra cui l’Imperial College di Londra. Quarantena e blocco delle attività hanno permesso inoltre di ascoltare i segnali di terremoti precedentemente nascosti che potrebbero aiutarci a distinguere più chiaramente il rumore sismico dovuto all’uomo da quello naturale. “Questo periodo è stato probabilmente il più lungo e di grande riduzione del rumore sismico causato dall’uomo da quando abbiamo iniziato a monitorare la Terra” ha dichiarato in una nota uno degli autori dello studio, il dott. Stephen Hick del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Terra dell'Imperial College.

Il lockdown ha ridotto del 50% le vibrazioni terrestri legate all'uomo

I ricercatori hanno esaminato i dati dei sismografi di una rete globale di 268 stazioni sismiche posizionate in 117 diversi Paesi, in 185 delle quali hanno riscontrato una riduzione del rumore mai osservata prima. A partire dalla fine di gennaio 2020 in Cina, seguita dall’Europa e dal resto del mondo tra marzo e aprile 2020, hanno rilevato “un’ondata di quiete”, in particolare nel periodo compreso tra i mesi di marzo e maggio, con l’entrata in vigore delle misure per l’emergenza coronavirus in molti Paesi.

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista specializzata Science, hanno indicato che l’attenuazione del rumore sismico causato dall’uomo era più pronunciata nelle aree più densamente popolate. Le riduzioni maggiori sono state registrate in città come Singapore e New York ma piccole variazioni sono emerse anche in aree con più bassa densità di popolazione. Paesi come le Barbados, il cui blocco ha coinciso con la stagione turistica, hanno avuto un calo del rumore del 50%.

In questo stesso periodo, i sismometri delle aree urbane, in grado di rilevare un rumore più localizzato, hanno registrato una diminuzione nei pressi delle università e delle scuole della Cornovaglia, del Regno Unito, e di Boston, negli Stati Uniti: una riduzione maggiore del 20% rispetto a quello registrato durante le normali vacanze estive. Lo studio riporta, inoltre, le prime prove di segnali di terremoto precedentemente non rilevati, specialmente durante il giorno, rumori che, con il blocco, sono apparsi molto più chiari.

I ricercatori ritengono che il silenzio del lockdown possa aiutarli anche distinguere il rumore causato dall’uomo da segnali naturali di catastrofi naturali imminenti. “Con l’aumento dell’urbanizzazione e la crescita delle popolazioni globali – ha dichiarato Thomas Lecococq del Royal Observatory e primo autore dello studio – , più persone vivranno in aree geologicamente pericolose. Sarà quindi più importante che mai distinguere tra rumore naturale e quello causato dall’uomo in modo da poter “ascoltare” e monitorare meglio i movimenti del sottosuolo”.

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