Il ghiaccio marino artico scomparirà completamente a settembre: un incubo per orsi polari e foche
L’Artico non sa più come difendersi dal riscaldamento globale, un nuovo studio ha dimostrato che l’incremento delle temperature potrebbe portare ad una completa scomparsa del ghiaccio artico ogni estate fino a settembre, con conseguenti danni ambientali a livello mondiale. Vediamo insieme cosa c’è da sapere sulla scomparsa del ghiaccio marino artico entro settembre.
Artico e riscaldamento globale. Gli scienziati si sono chiesti “qual è il minimo cambiamento di temperatura a livello globale che porterebbe all’eliminazione completa del ghiaccio marino artico a settembre? Qual è il punto di svolta?”. La risposta a queste domande è: il ghiaccio marino artico potrebbe scomparire completamente a settembre con un incremento delle temperature di 2 gradi Celsius. Proprio quei 2 gradi Celsius che, in teoria, ci siamo imposti di non superare con l’Accordo di Parigi del 2009 e che però Trump dice di non voler rispettare.
Gli accordi attuali potrebbero non bastare. Secondo gli scienziati insomma, gli accordi attualmente presi, per ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuisce al riscaldamento globale e quindi ai cambiamenti climatici, non sarebbero sufficienti per evitare la completa sparizione del ghiaccio marino artico a settembre.
L’importanza di settembre. Perché gli esperti si stanno concentrando sulla quantità di ghiaccio marino nell’Artico a settembre? Storicamente, settembre è il mese che vede la minima copertura di ghiaccio dell'Oceano Artico durante l'anno dopo la breve estate polare ed è il mese utilizzato per misurare proprio la transizione dall’estate all’inverno in quest’area geografica. Il ghiaccio inizia a ritirarsi a giugno e poi a settembre ricomincia a crescere: questo è dunque il suo ciclo stagionale. Meno ghiaccio artico estivo c’è, più tempo ci mette il ghiaccio a tornare nell’Oceano Artico, con conseguenti danni alla fauna selvatica, come orsi polari e foche che hanno bisogno del ghiaccio marino per allevare i loro cuccioli e per procacciarsi cibo.
L’onestà di chi ammette un rischio ambientale. “Gli scienziati che si occupano di clima sono molto onesti. Cerchiamo di essere il più trasparenti possibile sulla quantità di incertezza che abbiamo e delineare tutti i nostri presupposti e sottolineiamo che quando diciamo che c'è una possibilità, la quantifichiamo sotto forma di una probabilità” spiegano gli esperti che ci tengono a sottolineare l’importanza della consapevolezza dei rischi che stiamo correndo non occupandoci seriamente del riscaldamento globale.
Lo studio, intitolato “A novel method to test non-exclusive hypotheses applied to Arctic ice projections from dependent models”, è stato pubblicato su Nature Communications.