Il fumo è la prima causa di morte evitabile in Italia
È considerata “la prima causa di morte facilmente evitabile” eppure 650 milioni di esseri umani al mondo non riescono a farne a meno. Stiamo parlando delle sigarette che, ogni anno, provocano la morte di 5 milioni di persone per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Questa cifra è destinata a raddoppiarsi entro il 2030 eppure, come spiegato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità, tutte queste vite potrebbero andare avanti semplicemente evitando di fumare.
Nel nostro Paese, il 22% della popolazione fuma, stiamo parlando di 11,3 milioni di persone, mentre il 12,8% sono ex fumatori e i restanti non fumatori. Il numero di sigarette fumate ogni giorno varia, per il 52,5% dei fumatori se ne contano meno di 15, per il 39,1% tra le 15 e le 24, e per il 3,6% il numero sale oltre le 25. È vero che si tratta di dati in calo rispetto a 25 anni fa, ma comunque non bastano ancora visto che, anche in Italia, il fumo è considerato la prima causa di morte evitabile.
I principali fumatori sono per lo più sposati, il 57,5%, del nord, 44,7%, uomini, 55,3%, tra i 25 e i 44 anni, 42,6%, con livello di istruzione elevato, 57%, lavoratori, 60%, e con bambini, 78,4%. Proprio quest'ultimo dato è sconcertante visto che lo stesso fumo passivo è una causa di morte evitabile.
Secondo l'indagine DOXA “Il Fumo in Italia 2014”, commissionata dall'Istituto superiore di sanità, sta crescendo il numero di consumatori di sigarette fatte a mano, quelle cioè che necessitano di cartine, filtri e tabacco, stiamo parlando di un buon 18% dei fumatori contro il 9,6%, dato relativo al 2013.
Preoccupano anche le persone che cercano di smettere. In generale intorno ai 40 anni i fumatori sentono il bisogno di abbandonare il vizio, ma in 1 caso su 3 si può parlare unicamente di tentativo. Il motivo di questo fallimento è da attribuirsi all'assenza di un vero e proprio supporto psicologico o medico (come in Centri anti-fumo) senza il quale è effettivamente difficile smettere di fumare.