Il frutto del futuro è la Physalis pruinosa: selvaggio e geneticamente modificato
Un domani il frutto della pianta Physalis pruinosa potrebbe sostituire le fragole, i mirtilli, i lamponi e le more. Questo è quanto sostengono i ricercatori che lo stanno modificando geneticamente per permetterne una coltivazione massiva e migliorarne il sapore e l'aspetto. Ma cos'è il ‘groundcherry'?
Groundcherry, la ‘fragola' del futuro. Il groundcherry, questo il suo nome, è il frutto della pianta Physalis pruinosa che i ricercatori Howard Hughes del Medical Institute Investigator Zachary Lippman e Joyce Van Eck del Boyce Thompson Institute stanno analizzando e modificando geneticamente per, un domani, sfruttare le potenzialità di questo alimento e permettere agli agricoltori di coltivarlo e venderlo su larga scala. Si tratta di un frutto nativo dell'America Centrale e del Sudamerica, è tondeggiante, giallo-arancione, ricoperto da sottili foglie dorate il cui sapore definiti ‘seducente' ricorda quello di un frutto tropicale un po' aspro con sentori di vaniglia.
Un frutto ‘orfano'. Quella del groundcherry rientra tra le coltivazioni considerate ‘orfane', quelle cioè che sono potenzialmente appetibili per gli agricoltori e per mercato ma sulla quali non c'è investimento per scarso interesse e conoscenza. La pianta da cui viene il frutto infatti viene coltivata solo in alcuni contesti eppure, vista la sua capacità di resistere alla siccità, potrebbe rappresentare un vantaggio per gli investitori. Già in passato una pianta ha ottenuto la ‘promozione' uscendo dalle coltivazioni orfane e diffondendosi il tutto il mondo: stiamo parlando della quinoa.
Come stanno modificando geneticamente il frutto. Per rendere il frutto più appetibile per il nostro palato, ma anche per il mercato, i ricercatori lo stanno modificando geneticamente. Dopo averne sequenziato il DNA, gli esperti hanno selezionato i tratti ‘indesiderati' e ‘desiderati' e, con la tecnica del CRISPR (taglia-incolla genetico), ne stanno migliorando la forma, il sapore, la grandezza e i fiori. Ancora non sappiamo se quello di Lippman e Hughes sia solo un esperimento che non porterà a nulla. Ma se così non fosse, il groundcherry potrebbe diventare un giorno il nostro frutto preferito.
[Foto di Sebastian Soyk]