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Il danno polmonare dovuto allo svapo può essere confuso con i sintomi di Covid-19

Lo indica un nuovo studio che ha preso in esame i casi di tre adolescenti che hanno mostrato problemi respiratori simili a quelli dovuti all’infezione da coronavirus ma risultati negativi al tampone.
A cura di Valeria Aiello
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Sintomi riferibili a Covid-19, come febbre, tosse, difficoltà respiratorie e bassi livelli di saturazione dell’ossigeno nel sangue possono essere spesso confusi con manifestazioni cliniche di patologie ben diverse dall’infezione da nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Una conferma che va ben oltre la possibilità che si stiano confondendo i primi sintomi di Covid-19 con quelli della normale influenza stagionale arriva dai ricercatori dell’Università della California (UC) che in un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Sage Open Medical Case Reports hanno descritto i casi di tre adolescenti che mostravano segni ascrivibili all’infezione da coronavirus ma che, sottoposti al tampone molecolare per la diagnosi di Covid-19, erano risultati negativi.

In tutti e tre i casi, il danno polmonare riscontrato era dovuto a una condizione ben diversa, chiamata EVALI, acronimo inglese di “E-cigarette, or Vaping, product use Associated Lung Injury” e che in italiano significa “danno polmonare associato all’uso di sigarette elettroniche o svapo”. A determinare l’insorgenza di EVALI, è bene precisarlo, non è il semplice utilizzo della sigaretta elettronica o l’atto dello svapo, bensì l’utilizzo di liquidi reperiti attraverso canali non legali e contenenti THC, il principio attivo della cannabis, la cui vendita è vietata. Negli Stati Uniti, i numeri ufficiali parlano di oltre 2.758 casi di persone ospedalizzate per EVALI e 64 decessi nel solo mese di febbraio 2020, con più della metà dei ricoverati di età pari o inferiore ai 25 anni.

A causa della pandemia di Covid-19, spiegano i ricercatori, esiste dunque la probabilità che i sintomi di EVALI vengano confusi con quelli dell’infezione da coronavirus Sars-Cov-2. “EVALI e Covid-19 condividono molti sintomi ma richiedono trattamenti molto diversi – ha dichiarato la pneumologa Kiran Nandalike, ricercatrice dell’UC Davis Health e prima autrice dello studio. Secondo Nandalike, la maggior parte degli adolescenti che utilizza liquidi contenenti marijuana ricreativa si procura questi prodotti da amici, familiari o spacciatori. “L’accesso non regolamentato a questi prodotti è legato alle continue epidemie negli adolescenti, con la possibilità che questi stessi prodotti contengano vitamina E acetato, un composto chimico fortemente connesso al danno polmonare”.

Come detto, esistono molte analogie tra i sintomi di EVALI e Covid-19, così come tra gli esiti dei test radiologici. “I sintomi comuni includono febbre, tosse, nausea, dolore addominale e diarrea – spiegano i ricercatori – . Entrambe le condizioni mostrano inoltre opacità a vetro smerigliato bilaterali nell’imaging del torace”.

Nei tre casi clinici descritti, gli adolescenti (due ragazze di 16 e 17 anni rispettivamente e un ragazzo di 17 anni) presentavano tutti febbre, nausea, tosse, battito cardiaco accelerato, maggiore frequenza di respiro e bassi livelli di ossigeno nel sangue. Gli esami di laboratorio indicavano l’infiammazione comunemente osservata nei casi di Covid-19, con una conta dei globuli bianchi più elevata. In seguito al risultato negativo del tampone, i medici hanno dunque indagato sulla possibilità che i tre ragazzi avessero recentemente utilizzato liquidi per svapo contenenti THC e, una volta ricevuta risposta positiva, confermata dai test tossicologici delle urine, hanno potuto diagnosticare EVALI e trattare con successo i giovani pazienti con corticosteroidi.

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