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Covid 19

Il coronavirus circolava negli Stati Uniti già a dicembre 2019

Le prove di infezioni da Sars-Cov-2 trovate in cinque Stati ben prima del paziente 1 ufficialmente confermato: il primo caso risalirebbe almeno al 24 dicembre 2019, retrodatando l’origine della pandemia negli Usa di diverse settimane.
A cura di Valeria Aiello
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Il coronavirus circolava negli Stati Uniti già a dicembre 2019, ben prima di quanto inizialmente riportato. Prove di infezioni da Sars-Cov-2 precedenti al caso del paziente 1 confermato negli Usa il 20 gennaio 2020 sono state trovate in cinque Stati – Illinois, Massachusetts, Mississippi, Pennsylvania e Wisconsin – suggerendo che l’origine della pandemia negli Usa possa essere retrodatata di diverse settimane.

La dimostrazione arriva dai ricercatori del National Institutes of Health e dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) che, analizzando oltre 24mila campioni di sangue prelevati tra il 2 gennaio 2020 e il 18 marzo 2020 ai partecipanti al programma di screening “All of Us”, hanno trovato anticorpi IgG diretti contro Sars-Cov-2 in nove persone. Il primo campione risultato positivo risale al 7 gennaio e, poiché occorrono circa due settimane perché una persona sviluppi questo tipo di anticorpi, i ricercatori ritengono che l’infezione risalga almeno al 24 dicembre 2019.

I risultati, pubblicati sulla rivista Clinical Infectious Disease, hanno inoltre inaspettatamente evidenziato che nelle aree più duramente colpite dalla prima ondata di Covid-19, come New York e Seattle, non è stato trovato alcun possibile caso iniziale. “I nostri dati mostrano infezioni da Sars-Cov-2 prima dei casi ufficialmente riconosciuti in cinque Paesi degli Stati Uniti – precisano i ricercatori – . Questi campioni provenivano tutti da aree lontane dai primi centri urbani ritenuti i punti chiave di ingresso del virus negli Usa, dimostrando l’importanza di espandere i test il più rapidamente possibile in un contesto epidemico”.

Per l’indagine, gli studiosi hanno utilizzato due diversi test sierologici, seguendo quanto indicato dalle linee guida dei CDC sull’utilizzo di test sequenziali su due piattaforme separate per ridurre al minimo i risultati falsi positivi. “Questi test anticorpali ci aiutano a comprendere meglio la diffusione della SARS-CoV-2 negli Stati Uniti nei primi giorni dell’epidemia negli Stati Uniti, quando i test erano limitati e i funzionari della sanità pubblica non sapevano che il virus si era già diffuso al di fuori dei focolai iniziali  – ha affermato Keri Althoff, epidemiologo presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora e autore principale dello studio – . Questo studio dimostra anche l’importanza di utilizzare più piattaforme sierologiche, come raccomandato dal CDC”.

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