Il blocco delle attività ha ridotto le morti per Covid: “In Italia salvate 9.500 vite in un mese”
Il blocco delle attività produttive ha avuto un effetto diretto sulla riduzione delle vittime di Covid-19 in Italia. Lo indicano i dati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica su Plos One, in cui si stima l’impatto della chiusura di attività non essenziali introdotta nel nostro Paese dal Dl del 25 marzo 2020.
In Italia salvate 9.500 vite in un mese
L’analisi, condotta da un team di ricerca dell’Università Erasmus di Rotterdam, in Olanda, evidenzia come la politica di contenimento adottata nel primo lockdown in Italia abbia avuto importanti ricadute sulla mortalità, salvando circa 9.500 vite in meno di un mese. “I nostri risultati – indicano gli autori dello studio – suggeriscono che le chiusure delle attività sono efficaci nel contenere la diffusione del virus e, in definitiva, nel salvare vite umane”.
Gli effetti delle chiusure sono stati più evidenti nei comuni con più settori chiusi, che hanno subito tassi di mortalità inferiori. “Con una media di attività chiuse del 17,6% – aggiungono i ricercatori – il primo blocco ha ridotto la mortalità di 15,64 unità ogni 100mila abitanti in un periodo di 24 giorni. Considerando che la popolazione in Italia è di 60,36 milioni, questo ammonta a 9.439 vite salvate”. Con un beneficio anche in termini economici, dal momento che una stima del valore di un anno in vita in Europa è di 80mila euro. “Considerando 12 anni di vita media residua delle vittime di Covid – osservano gli studiosi – possiamo calcolare che il beneficio economico della politica è pari a 9 miliardi di euro”.
L’analisi ha inoltre indicato che le chiusure hanno mostrato grandi effetti non solo nelle singole città, anche nei comuni limitrofi, suggerendo l’importanza del coordinamento delle misure di blocco e della centralizzazione delle politiche di contenimento. “Le città più grandi e sviluppate richiamano anche lavoratori da altri comuni. Ci aspettavamo pertanto che la chiusura delle attività nei principali centri urbani potesse avere ricadute positive anche su altre località”.