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Covid 19

I primi risultati della pillola per la cura di Covid-19 sono promettenti

Il farmaco opaganib sviluppato dall’azienda farmaceutica RedHill ha mostrato di ridurre la necessità di ventilazione polmonare e i tempi di dimissione ospedaliera, risultando ben tollerato nei pazienti arruolati nella sperimentazione clinica di fase 2. Il completamento dello studio è previsto nelle prossime settimane.
A cura di Valeria Aiello
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Opaganib, un farmaco sperimentale per la cura di Covid-19 sviluppato dall’azienda farmaceutica RedHill, potrebbe diventare la prima nuova terapia orale a dimostrare efficacia nel trattamento dell’infezione da coronavirus Sars-Cov-2. I primi risultati, presentati in un poster in occasione del World Microbe Forum (WMF) 2021, mostrano che il trattamento è associato a una riduzione della necessità di ventilazione polmonare e a tempi più brevi di dimissione ospedaliera, risultando ben tollerato nella sperimentazione di fase 2.

La pillola anti Covid opaganib (Yeliva)

Lo studio, condotto negli Stati Uniti, ha coinvolto 40 pazienti con polmonite da Covid-19, divisi in due gruppi a ricevere opaganib (22 pazienti) o placebo (18 pazienti) in aggiunta allo standard di cura (desametasone e/o remdesivir). Dopo 14 giorni di trattamento, il 50% dei pazienti trattati con opaganib è tornato a respirare senza supporto di ossigeno rispetto al 22% dei pazienti nel gruppo placebo, indipendentemente dal tipo di trattamento standard ricevuto (desametasone e/o remdesivir). I risultati hanno anche indicato che l’86% dei pazienti trattati con opaganib è stato dimesso dall’ospedale entro il 14° giorno rispetto al 55,6% dei pazienti del gruppo placebo. Il tempo mediano di dimissione è stato di 6 giorni per i pazienti arruolati nel braccio di trattamento con opaganib rispetto a 7,5 giorni del gruppo placebo.

Nel complesso, l’81,8% dei pazienti trattati con opaganib ha ottenuto un miglioramento clinico di 2 punti, così come definito dalla scala ordinale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rispetto al 55,6% dei pazienti del gruppo placebo, raggiunto rispettivamente in un tempo mediano di 6 giorni contro 7,5 giorni. Non è inoltre emersa alcuna differenza significativa nelle misure relative al profilo di sicurezza e tollerabilità tra i due bracci di trattamento. “La necessità di un'efficace terapia orale per il trattamento del Covid-19 è chiara – ha affermato l’infettivologo Kevin Winthrop dell’Oregon Health & Science University di Portland, che ha presentato i risultati al WMF – . Una tale terapia migliorerebbe notevolmente la nostra capacità di gestire questa pandemia”.

Opaganib, registrato con il nome di Yeliva, è un inibitore selettivo della sfingosina chinasi-2 (SK2) e, attualmente, è valutato nell’ambito di uno studio clinico di fase 2/3 che si concluderà nelle prossime settimane. “Avendo recentemente completato l’arruolamento in questo studio globale su 475 pazienti – ha aggiunto Mark Levitt, Direttore medico di RedHill – avremo un quadro più chiaro dell’efficacia di questa nuova terapia orale. Opaganib agisce sia sulla causa che sull’effetto di Covid-19 attraverso una doppia modalità d’azione antivirale e antinfiammatoria ed, essendo mirato all’ospite, prevediamo che mantenga l'effetto la sua efficacia contro le infezioni causate dalle varianti emergenti di SARS-CoV-2, che continuano minacciare i progressi compiuti contro la pandemia e sottolineare l’urgente necessità di terapie efficaci”.

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