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I panda stanno un po’ meglio

Buone notizie dall’Unione mondiale per la conservazione della natura: ma non è ancora il caso di esultare.
A cura di Nadia Vitali
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È il simbolo di tutte le specie che lottano per la sopravvivenza e oggi ha una buona notizia da darci: il panda gigante si sta allontanando gradualmente dal rischio dell'estinzione e potrebbe essere addirittura essere rimosso dalla lista rossa dell'Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN). Certo, non possiamo proprio dire che il pericolo sia passato: ma negli ultimi anni è stato registrato un sensibile miglioramento che farebbe ben sperare.

Popolazione in aumento

Nel 1995 erano un migliaio i panda giganti selvatici: da allora, però, si è giunti, secondo i dati dell'ultimo censimento, a contare quasi il doppio degli esemplari, includendo tra questi anche i quasi quattrocento animali nati in cattività. Quindi, a quanto pare, il numero di panda al mondo è in incremento e, addirittura, il suo habitat naturale si starebbe espandendo: dati questi che, se venisse confermato il trend, potrebbero portare l'IUCN a dichiarare l'orso cinese dagli occhioni malinconici non più "in pericolo" ma "vulnerabile". Un piccolo passo avanti: sostanzialmente il rischio permane ma il suo grado si indebolisce.

I problemi del panda gigante

A rendere molto complesso ed accidentato il percorso di questo mammifero negli ultimi decenni è stato sicuramente il suo tasso riproduttivo: la strategia della specie prevede che la femmina allevi un solo cucciolo per volta (già nel caso di due gemelli la madre non riesce ad occuparsi di entrambi) e questo ha costituito un grande limite, unitamente al periodo di fertilità dalla durata piuttosto breve. A questo, però, si è sommato un problema che non dipende dalla sua stessa natura ma dalle circostanze attuali: la perdita progressiva dell'habitat, nel quale il panda gigante trova il bambù che costituisce la base della sua alimentazione.

Evidentemente, però, gli sforzi degli ultimi decenni stanno finalmente portando dei frutti: lezione, questa, che oggi andrebbe estesa a tutte le specie che ancora lottano e vedono sempre più assottigliarsi le speranze di sopravvivere.

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