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I nuovi nanoanticorpi bloccano anche le varianti mutate del coronavirus

Lo indicano i risultati di uno studio pubblicato su Science dai ricercatori del Karolinska Institutet che hanno sviluppato nuovi piccoli anticorpi di combinazione in grado di riconoscere due diversi siti di legame della proteina Spike, dimostrando la loro efficacia nel bloccare l’infezione anche delle varianti del virus.
A cura di Valeria Aiello
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I ricercatori hanno unito insieme due nanoanticorpi (verde e rosso) con un ponte proteico (giallo): la combinazione è in grado di legare due punti diversi della proteina Spike di SARS-CoV-2 / Karolinska Institutet.
I ricercatori hanno unito insieme due nanoanticorpi (verde e rosso) con un ponte proteico (giallo): la combinazione è in grado di legare due punti diversi della proteina Spike di SARS-CoV-2 / Karolinska Institutet.

La ricerca sui nanoanticorpi procede spedita presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, dove gli scienziati hanno condotto nuovi studi su piccoli anticorpi di alpaca e lama che negli ultimi mesi hanno indicato poter essere una promettente risorsa per bloccare in modo efficace il nuovo coronavirus Sars-Cov-2. In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori dell’ateneo svedese, in collaborazione con i colleghi in Germania e negli Stati Uniti, hanno descritto un nuovo approccio di neutralizzazione, sviluppando nuovi nanoanticorpi di combinazione, in grado di fermare l’infezione da Sars-Cov-2 anche quando testati sulle varianti mutate del coronavirus. “Ciò significa che il rischio che il virus diventi resistente a questi anticorpi di combinazione è molto basso” ha osservato uno dei ricercatori, Martin Hällberg del Dipartimento di biologia cellulare e molecolare del Karolinska Institutet, autore corrispondente dello studio.

Per arrivare a questi risultati, gli studiosi hanno promosso la produzione di nanoanticorpi negli alpaca e nei lama – animali il cui sistema immunitario genera naturalmente sia anticorpi sia queste piccole immunoglobuline della dimensione di un decimo rispetto a quelle umane – somministrando alle due specie un vaccino a base di proteina virale Spike e isolando i nanoanticorpi che hanno mostrato la maggiore affinità di legame. Tra questi, quattro sono stati identificati per “l’eccezionale capacità di bloccare la capacità del virus di diffondersi tra le cellule umane in coltura” spiegano gli studiosi che hanno quindi utilizzato la microscopia crioelettronica per studiare nel dettaglio come questi diversi nanoanticorpi legano la proteina Spike del virus.

Questa conoscenza strutturale ha permesso di proporre dei “collegamenti proteici idonei ad unire insieme diversi nanoanticorpi in combinazioni rilevanti per la ricerca” oltre a fornire una possibile spiegazione del meccanismo di neutralizzazione del virus. “Il mio preferito –  rivela Hällberg in una notaè il nanoanticorpo del lama: riconosce direttamente la superficie che il virus utilizza per legare il recettore della cellula ospite ACE2, condividendo la maggior parte degli amminoacidi fondamentali per il legame con ACE2. Ciò significa che il virus difficilmente muterà in quella porzione proteica perché non sarebbe altrimenti più in grado di legare l’ACE2”.

La combinazione di questo nanoanticorpo di lama con uno dei nanoanticorpi di alpacasi è dimostrata come trappola per volpi nei confronti di Sars-Cov-2 – aggiunge Hällberg – . Nei nostri esperimenti il virus non è mai riuscito a venirne fuori”. In particolare, questo nanoanticorpo di combinazione ha dimostrato di riconoscere due punti diversi (epitopi) della proteina Spike oltre a legarsi meglio rispetto ai singoli anticorpi, bloccando la replicazione virale anche nelle varianti mutate del coronavirus.

I ricercatori ora sperano che questi nanoanticorpi possano essere sviluppati in un trattamento farmacologico come complemento alla vaccinazione contro Covid-19. “Potrebbero essere utilizzati a livello clinico in coloro che sono già malati oppure per la prevenzione nelle persone che, per un motivo o per un altro, non possono essere vaccinate o che hanno un sistema immunitario indebolito per cui potrebbero non sviluppare una risposta immunitaria sufficientemente forte dopo la vaccinazione” spiega ancora Hällberg. Ulteriori test saranno condotti in Germania dalla DiosCure Therapeutics, una società spin-off dell’Università di Bonn che ha partecipato attivamente alla ricerca, mentre i ricercatori del Karolinska Institutet tenteranno di migliorare ulteriormente l’efficacia, modificando i singoli elementi costitutivi nei nanoanticorpi.

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