I maiali transgenici che "produrranno" organi per gli umani: tutti i dubbi sugli xenotrapianti
Il progresso avanza e, nel bene e nel male, esso è inarrestabile: passi da gigante sono stati fatti in campo medico tanto che le nuova frontiere aperte della biomedicina sembrano trovarsi a metà strada tra fantascienza e realtà. Una equipe scientifica sudcoreana è riuscita a modificare geneticamente un maiale per aumentare notevolmente le possibilità di utilizzare i suoi organi in trapianti umani, riducendo le probabilità di rigetto. Secondo l'Amministrazione per lo Sviluppo Rurale, dipendente dal Ministero dell'Agricoltura della Corea del Sud, gli studiosi sono riusciti a far produrre ad un maiale un antigene che riduce le probabilità di rigetto iperacuto dopo il trapianto di un organo animale su un umano.
Questo tipo di rigetto immunitario avviene molto rapidamente e vanifica il tentativo di trapianto in pochi minuti. Gli scienziati affermano che il maiale, battezzato Somang-i, ha un gran valore scientifico anche perchè potrebbe presto accoppiarsi con altri animali della sua specie, anch'essi modificati geneticamente, per scoprire così l'effettiva fattibilità del trapianto e la sua durata nel tempo.
Già nel 2009 in Corea del Sud fu modificato geneticamente un altro maiale, Xeno, che eliminava dai suoi tessuti uno degli enzimi che causava il rigetto acuto degli organi animali in un corpo umano. L'anno scorso, poi, sono riusciti ad aggiungere in un altro esemplare di questa specie, battezzato Mideumi, un nuovo gene che riduceva ulteriormente il rischio di rigetto. Gli scienziati sudcoreani lavorano dunque intensamente nel campo degli xenotrapianti (dal greco xeno, che significa estraneo, ovvero l'utilizzo di organi di una specie in un'altra distinta), per affrontare la grave scarsità di donatori: si pensa, infatti, che il numero di pazienti che necessiteranno di un organo con urgenza nel 2015 superi il milione e mezzo in tutto il mondo ed il maiale è considerato un animale ideale per questo tipo di trapianti considerato che i suoi organi sono per dimensioni molto simili a quelli dell'uomo. Non tutti sanno che il maiale, oltre ad essere molto intelligente (molti studi dimostrano che è diverse volte più intelligente di un cane o di un gatto), è anche geneticamente molto simile all'uomo.
Ma siamo sicuri che la via degli xenotrapianti sia quella giusta o forse come affermava il primo chirurgo che abbia effettuato un trapianto di cuore, Christian Barnard, bisognerebbe impegnarsi maggiormente nella ricerca e nella prevenzione, in grado, a parità di costi, di salvare un numero molto maggiore di vite umane? Gli xenotrapianti , infatti, implicano una serie di problemi che vanno dalla xenozoonosi (una malattia infettiva che può essere trasmessa dall'animale all’uomo o insorgere a seguito di uno xenotrapianto. Nell'ultimo caso si tratterebbe dell’attivazione dei cosiddetti retrovirus, ovvero virus inattivi nell'animale ma che possono attivarsi dopo lo xenotrapianto) a quesiti di ordini etico.
Fino ad oggi nessun xenotrapianto è riuscito e tutti gli xenotrapiantati (così come gli animali utilizzati come cavie) sono morti poco dopo il trapianto. A causa del forte rischio xenozoonosi basterebbe teoricamente un solo xenotrapianto a scatenare gravi epidemie. Inoltre lo stesso "padre" degli xenotrapianti, Thomas Starzl, ci avverte del pericolo per il paziente, che va ben oltre quello del rigetto: il paziente diventerebbe una sorta di "chimera post-operatoria" in quanto le cellule dell’animale si diffonderebbero in tutto il suo corpo, infrangendo, con la sua stessa esistenza, la dichiarazione dell’Unesco sul genoma umano, che vieta la creazione di chimere umane. Inoltre siccome gli xenotrapianti potrebbero essere considerati organi di "serie B", è lecito domandarsi a chi debbano venire assegnati i pochi organi umani di "serie A" a disposizione. Tra i tanti dubbi l'unica certezza sembra essere la sofferenza degli animali sottoposti prima alle sperimentazioni per renderli "compatibili" e in un futuro chissà quanto lontano allo strazio di essere usati come fabbrica di pezzi di ricambi per la solita presunta superiorità umana che si ritorcerà ancora una volta contro gli altri esseri viventi.
Sul sito di Equivita, il Comitato Scientifico Antivivisezionista che lotta contro la sperimentazione animale e contro l'uso improprio delle modifiche genetiche, leggiamo alcune domande che tutti dovremmo farci. Quale sarà la nuova identità di questo essere umano? Quanti organi di animale si potranno introdurre nella stessa persona prima che essa perda i suoi diritti civili? Quanti sono i geni umani che potranno essere introdotti nel maiale, nel tentativo di "umanizzarlo", prima che esso pure si trasformi in chimera umana? C'è forse lo zampino delle multinazionali e la loro ottica "industriale e miope" dei pezzi di ricambio per gli umani dietro gli xenotrapianti? Delirio collettivo? Decidete voi.