I barbagianni vedono come noi: così riescono a catturare le loro prede senza muovere gli occhi
Uno studio sui barbagianni suggerisce che i sistemi visivi di esseri umani e uccelli potrebbero essere più simili di quanto si pensasse in precedenza. Il sistema visivo è la modalità sensoriale più sviluppata nell'uomo, vero e proprio fiore all'occhiello della nostra specie. La funzione dell'ippocampo, nella rappresentazione dello spazio, è stata ampiamente studiata negli ultimi quarant'anni. Tuttavia, una questione importante è rimasta irrisolta: il ruolo di questa struttura cerebrale nell'elaborazione spaziale è limitata ai primati o si può ritrovare anche in altri animali?
Studio. La capacità di percepire un oggetto o una preda, dall'insieme di figure che formano lo sfondo, è un’abilità cruciale per tutte le specie che si affidano alla vista per sopravvivere nel proprio ambiente. Il modo in cui noi umani riusciamo a farlo è raggruppando diversi elementi, basandoci sulla somiglianza del loro movimento. Questo fenomeno è stato per lo più studiato nei primati, lasciando aperta la questione se tale raggruppamento percettivo rappresenti una proprietà fondamentale dei sistemi visivi in generale. Nuovi studi sul barbagianni proverebbero che forse questa capacità visiva appartenga anche al mondo degli uccelli, nonostante siano privi della struttura neurocorticale.
Barbagianni. Utilizzando un gruppo di rapaci addestrati e un gruppo selvatico, i ricercatori hanno monitorato i loro movimenti della testa in base a stimoli visivi. Per i barbagianni ruotare il collo (fino a 270 gradi), è necessario per supplire al campo visivo ridotto a causa dell'immobilità degli occhi, rendendo questo animale perfetto per condurre l'esperimento. Con una telecamera hanno tracciato la ricerca visiva dell'uccello notturno mentre portava a termine una serie di compiti. I ricercatori hanno anche monitorato gli impulsi dei neuroni predisposti nei rapaci allo stimolo visivo. Con questo esperimento hanno così dimostrato che il barbagianni possiede un sistema visivo simile al nostro, senza possedere però la neocorteccia. Questa scoperta suggerisce che la capacità sia nata e conservata nell'evoluzione, molto prima dello sviluppo del cervello umano.
Foto di Yoram Gutfreund