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Giove, tutti i segreti del pianeta più imponente che ci salva dai pericoli dello spazio

Il più massiccio del Sistema solare è un gigante gassoso con un’atmosfera turbolenta e nubi che sembrano un dipinto. Ecco tutto quello che c’è da sapere su Giove.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA
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Giove, il quinto pianeta in ordine di distanza dal Sole dopo Mercurio, Venere, Terra e Marte, è il più imponente del Sistema solare ed è un gigante gassoso esattamente come Saturno, il “Signore degli Anelli”. Il pianeta è così grande che possiede una massa circa 2,5 volte superiore alla somma delle masse di tutti i pianeti del sistema, pari a 318 volte quella terrestre. Il dato è particolarmente significativo, se consideriamo che Giove è composto principalmente da idrogeno (75 percento) ed elio (25 percento). Non a caso, se avesse avuto una massa ancora superiore avrebbe presentato le condizioni favorevoli per avviare le reazioni nucleari al suo interno, e dunque di trasformarsi in una splendida stella. Il nostro sistema, in questo caso, avrebbe avuto al suo interno uno spettacolare sistema binario di astri. Ci ‘accontentiamo' del bellissimo Giove così com'è; del resto, grazie alla sua forza gravitazionale e maestosità – può ospitare comodamente al suo interno ben 1.300 pianeti come la Terra –, tiene lontani da noi molti oggetti celesti (come asteroidi e comete) potenzialmente pericolosi.

Il giorno più corto

Nonostante le dimensioni impressionanti, Giove ruota su se stesso come una trottola impazzita: un giorno dura infatti poco meno di 10 ore (9 ore e 54 minuti per l'esattezza). È il più breve di tutto il Sistema solare. L'anno, relativo al moto di rivoluzione attorno al Sole, dura invece quasi 12 anni terrestri. Il pianeta viaggia sulla sua orbita a una velocità di 13mila metri al secondo e la distanza media dalla nostra stella è di 780 milioni di chilometri. Come indicato, Giove è composto principalmente da idrogeno ed elio, ma è possibile che al suo interno si trovi un grande nucleo roccioso. Attorno ad esso si estende un enorme mantello di idrogeno liquido (copre circa l'80 percento del raggio del pianeta), che è avvolto dalla turbolenta atmosfera composta dai sopracitati elementi e in piccola parte da metano. Il pianeta è inoltre circondato da un sistema di anelli, che fu scoperto nel 1979 dalla sonda Voyager 1.

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Nubi come un dipinto

Una delle caratteristiche più affascinanti di Giove è rappresentata dalle sue bande colorate, visibili anche con un telescopio amatoriale. Si tratta fondamentalmente di nubi ricche di ammoniaca ghiacciata, che contengono anche altri elementi come fosforo, carbonio, acido solfidrico, zolfo, ossigeno e gas nobili. Tutti insieme concorrono alla particolare turbolenza dell'atmosfera, i cui venti possono sfrcciare a velocità di 600 chilometri orari, mentre i fulmini generati sono così potenti – più di mille volte quelli terrestri – da poter distruggere interi quartieri se cadessero da noi. Le nubi si dispongono in bande colorate (marroncine, rosse e crema) che viaggiano in sensi opposti, e spesso generano spettacolari vortici. Grazie ai recenti sorvoli della sonda Juno (NASA), impegnata nello studio del campo magnetico del pianeta, è stato possibile immortalarli da distanza ravvicinata. Tra le immagini più belle vi sono quelle dello scienziato Roman Tkachenko, che anche grazie alla post produzione ha trasformato l'atmosfera gioviana in uno spettacolare dipinto a olio.

La Grande Macchia Rossa

Giove è ricco di tempeste colossali, ma la più spettacolare è indubbiamente quella anticiclonica conosciuta col nome di “Grande Macchia Rossa”. È la più grande dell'intero Sistema solare – nel 2014 misurava 16.500 chilometri – e imperversa da almeno 300 anni, cioè da quando fu avvistata e descritta per la prima volta nel 1664 dallo studioso britannico Robert Hooke. Trattandosi di una tempesta ha una forma mutevole, ma da ovale si sta trasformando in un cerchio. La Grande Macchia Rossa perde infatti mille chilometri ogni anno, e si stima diventerà circolare nel 2040.

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I satelliti galileiani

Giove possiede in tutto 69 satelliti naturali, sebbene il conteggio sia ancora oggetto di discussione. I cosiddetti satelliti regolari si dividono in due gruppi principali: i satelliti interni o Gruppo di Amaltea e il Gruppo Principale, composto dai 4 satelliti medici o galileiani, ovvero Io, Europa, Ganimede e Callisto. Sono chiamati così poiché furono tutti scoperti da Galileo Galilei il 7 gennaio 1610. Si tratta di corpi celesti piuttosto grandi, che superano in dimensioni qualunque pianeta nano, come ad esempio Plutone. Fra i quattro, il più interessante per la comunità scientifica è Europa, dove la NASA ha trovato tracce che potrebbero essere collegate alla vita organica. Nelle missioni future si indagherà sulla possibile presenza di vita extraterrestre nell'oceano della luna.

Uno scatto amatoriale di Giove con tre satelliti galileiani. Credit: Andrea Centini
Uno scatto amatoriale di Giove con tre satelliti galileiani. Credit: Andrea Centini

Osservazione e missioni spaziali

Analogamente agli altri pianeti visibili ad occhio nudo, Giove è conosciuto sin dall'antichità, e documenti storici suggeriscono che assiri e babilonesi nel 2° o 3° millennio avanti Cristo riuscirono a determinare con precisione alcune caratteristiche del pianeta. È possibile che uno dei satelliti medicei fu avvistato già nel 362 a.c da un astronomo cinese, sebbene come indicato si è dovuto attendere il XVII secolo per avere le prime osservazioni scientifiche. Giove è stato visitato da diverse sonde robotiche, la prima delle quali fu la Pioneer 10 che lo raggiunse alla fine del 1973. Tra le missioni più importanti che ci hanno fornito immagini e informazioni dettagliate del gigante gassoso vi sono anche le due Voyager, Ulysses, Cassini, Galileo, New Horizons e la recente Juno. Se si eccettuano Juno e Galileo, tutte le altre missioni sono state pensate per studiare anche altri corpi celesti. Grazie alla sua enorme massa, infatti, Giove viene sfruttato per la cosiddetta "fionda gravitazionale" per indirizzare le sonde altrove, una manovra utile per risparmiare tempo e carburante che ha permesso a diversi occhi elettronici di dare uno sguardo da vicino al gigante.

[Credit: NASA]

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