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Freya, il cane-scienziato che fiuta la malaria per creare il primo test di diagnosi precoce

Freya è un cane-scienziato addestrata a sentire l’odore della malaria e grazie a lei i ricercatori stanno lavorando per sviluppare un test di diagnosi rapido e non invasivo che possa evitare la diffusione della malattia e curare i pazienti in tempo. Freya dimostra ancora una volta le enormi potenzialità dell’olfatto dei cani.
A cura di Zeina Ayache
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Freya è uno Spinger Spaniel che sta aiutando gli scienziati a sviluppare il primo test non invasivo in grado di diagnosticare la malaria: il suo fiuto infatti riesce a determinare la presenza della malattia. Ma vediamo come lo hanno scoperto i ricercatori e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro.

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Un fiuto super potente. I cani hanno un naso che è in grado di identificare sostanze che per noi sono completamente inaccessibili con l'olfatto, già in passato molti migliori amici dell'uomo ci hanno dimostrato la loro capacità di diagnosi identificando marker tumorale. Adesso la piccola Freya, una Spinger Spaniel, è stata addestrata a fiutare la malaria e i risultati che ha portato a termine potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare un test di diagnosi non invasivo da utilizzare, ad esempio, negli aeroporti per valutare la presenza della malattia in passeggeri ancora ignari che l'hanno contratta durante i loro viaggi.

Lo studio sui calzini dei bimbi malati. Per ottenere i risultati pubblicati, gli scienziati hanno prima raccolto alcuni campioni di malaria all'interno di calzini fatti indossare a bambini malati che nel loro sangue avevano il parassita Plasmodium falciparum. Successivamente, questi campioni sono stati trasportati dal Medical Detection Dogs (MDD) dove sono stati sottoposti ai cani, precedentemente addestrati per identificare la presenza della malattia. Dei 175 campioni di calzini testati, di cui 30 infettati, i cani sono riusciti ad identificare la presenza del parassita nel 90% dei casi.

Diagnosi rapida. Grazie ai risultati ottenuti dai cani, gli scienziati ora stanno lavorando alla realizzazione di un test rapido e non invasivo in grado di identificare la malattia prima ancora della comparsa dei sintomi e da utilizzare in contesti come gli aeroporti in cui i viaggiatori transitano da un paese all'altro a volte senza sapere di essere malati: questo ridurrebbe il rischio di diffusione della malaria.

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