Frammenti di coronavirus persistono fino a 8 giorni sulle superfici anche dopo l’uso di candeggina
Frammenti del coronavirus possono resistere fino a 8 giorni sulle superfici anche dopo l’uso di candeggina. Lo dimostra un protocollo per l’identificazione di Sars-Cov-2 pubblicato su mSystems e messo a punto dai ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA in collaborazione con altri sei Istituti di ricerca degli Stati Uniti. “Sebbene il virus Sars-Cov-2 sembri essere trasmesso principalmente per via respiratoria – scrivono gli autori nello studio – ricerca precedenti suggeriscono che un’altra delle principali vie di infezione proviene dal contatto con superfici infette seguito da un contatto accidentale del viso e della bocca. Da questo deriva l’importanza di un’efficace sorveglianza ambientale, di monitoraggio delle superfici e metodi di sanificazione adeguati per eliminare il virus”.
Fino a 8 giorni sulle superfici, anche dopo la candeggina
I ricercatori hanno analizzato la persistenza del coronavirus Sars-CoV-2 su diversi materiali – tra cui tra cui acciaio inossidabile nudo, acciaio inossidabile verniciato, plastica e fibra di vetro rinforzata – e, sebbene ciascuno abbia mostrato caratteristiche specifiche, i materiali più rugosi e idrofobici hanno limitato il recupero del virus dalle superfici.“Abbiamo testato diverse superfici contaminandole con particelle di SARS CoV-2 inattivate, dunque non infettive, determinando poi quanto riusciamo effettivamente a recuperarle dalle superfici – dice il dottor Ceth W. Parker, uno dei tre autori principali dello studio e borsista post-dottorato presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA – . Abbiamo scoperto che l’RNA virale può persistere sulle superfici anche per 8 giorni e che l’uso sostanze disinfettanti e la presenza di detriti devono essere presi in considerazione sulle superfici su cui vengono testati”.
In particolare, a differenza di tutti gli altri materiali, il virus ha dimostrato di poter persistere sull’acciaio inossidabile verniciato con quasi lo stesso numero di copie di RNA dal 1° all'8° giorno dopo l’uso di candeggina. “Questo potrebbe essere dovuto – spiegano i ricercatori – al metodo utilizzato per determinare la presenza del virus, che potrebbe aver rilevato frammenti di virioni degradati dal disinfettante”. Nonostante il processo di essicazione, la chimica della vernice associata all’acciaio inossidabile potrebbe aver consentito ai frammenti virali di persistere anche dopo la pulizia con candeggia. “Inoltre, dopo aver applicato la candeggina – proseguono nello studio – la pigmentazione della vernice è stata alterata, indicando che si era verificata una reazione chimica”.
Durante l’esame di tutti i materiali, gli studiosi hanno inoltre osservato che occorrono almeno 1.000 particelle virali su 25 cm2 per rilevare in modo efficace e riproducibile il virus Sars-Cov-2 dalle superfici. “I risultati indicano che solo dallo 0,5% al 2% delle particelle virali può essere recuperato da una varietà di superfici e che, per rilevare la sua presenza, sono necessarie un minimo di 1.000 molecole bersaglio (virus) su una superficie di 25 cm2 a causa delle perdite associate alla raccolta del tampone, alla soluzione di trasporto, all'estrazione dell’RNA e alla ritenzione della superficie del materiale”.