Il colosso petrolifero, infatti, assieme ad altri grandi nomi del settore energetico, uno tra tutti la BP, guarda al territorio artico come alla nuova frontiera dell\'oro nero.
La dimostrazione di oggi si è svolta a Colombes, nei pressi di Parigi, nel quartier generale francese della Shell.
Il candido mammifero, infatti, è forse il simbolo più rappresentativo del Polo Nord anche se è doveroso ricordare come l\'alterazione degli equilibri ambientali artici venga pagato anche da altre specie animali, quali narvali, trichechi ed uccelli marini.
La campagna lanciata da Greenpeace per la salvaguardia e la tutela del territorio artico continua a raccogliere adesioni, mentre proseguono le dimostrazioni degli attivisti, in giro per il mondo e travestiti da orsi polari.
Sondaggi e trivellazioni che potrebbero risolversi in una manciata di anni di estrazioni che devasterebbero completamente un ecosistema fragilissimo, sempre meno incontaminato già a causa dell\'inquinamento atmosferico.
Altro grande nemico, contro cui si batte Greenpeace, è l\'utilizzo di reti a strascico nelle acque artiche da parte di flotte industriali di pescherecci: la pesca è sempre stata praticata \"in maniera sostenibile\" dagli autoctoni del Polo Nord ma il suo ampliamento su scala globale potrebbe rivelarsi fatale per dei mari che finirebbero per essere derubati del tutto, come già accaduto al nostro Mediterraneo.
Un divieto internazionale contro le trivellazioni e la pesca predatoria nelle acque artiche, potrebbero, forse, servire ancora a salvare questo paradiso di biodiversità, uno degli ultimi ambienti incontaminati del nostro Pianeta.