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La prova del cannibalismo tra i coloni americani
Un recente ritrovamento che conferma uno degli episodi più oscuri della storia dei coloni americani.

Il Professor Doug Owsley presenta la ricostruzione di Jane, così è stata battezzata, una fanciulla di quattordici anni.

I pochi resti venuti alla luce l\'anno scorso, corrispondenti alla decima parte dello scheletro integrale, hanno consentito di ricostruire il feroce trattamento post mortem subito dal corpo della giovane.

Jane, morta per cause che è impossibile stabilire, venne infatti letteralmente scannata: prima con dei colpi incerti che infierirono sulla sua fronte; poi gli aggressori si concentrarono sulla parte posteriore del cranio, sulle guance, sulla gola.

L\'evento fu causato dalle circostanze drammatiche durante le quali si vennero a trovare i coloni del piccolo villaggio di Jamestown nell\'inverno tra il 1609 e il 1610. La fame, la disperazione, l\'assedio da parte dei nativi, spinsero gli abitanti verso dei gesti estremi dettati dalla miseria più inimmaginabile. (Il primo insediamento sorto intorno al James Fort, circa 1607).

Una violenta carestia ricordata come \"starving time\" alla quale, secondo le cronache dell\'epoca, sopravvissero appena sessanta persone, dalle diverse centinaia che erano giunte nell\'insediamento posto lungo le coste della Virginia.

La scoperta, opera dell\'archeologo, conferma ipotesi già testimoniate da fonti scritte dell\'epoca: i primi coloni, presi dalla fame e dalla disperazione, furono protagonisti di alcuni episodi di cannibalismo tra i quali il caso di Jane, probabilmente, non fu un evento isolato.