Il 2 luglio del 1937 il mondo aveva l'ultimo contatto con Amelia Earhart: l'aviatrice statunitense scompariva misteriosamente nei cieli entrando definitivamente nella leggenda.
Dove si trova Amelia Earhart? La domanda intriga e continua a rendersi necessaria, a settantacinque anni precisi dalla scomparsa dell\'aviatrice statunitense più famosa, coraggiosa ed affascinante che il mondo abbia conosciuto.
Carismatica, intraprendente e decisamente avanti per i tempi in cui visse, la Regina dell\'aria (questo il nome che le venne attribuito dalla stampa dell\'epoca) fu anche una donna dal fascino indiscutibile.
Ricordata perché prima donna ad aver solcato i cieli stabilendo record assoluti per l\'epoca, Amelia Earhart conobbe l\'emozione dell\'altitudine nel 1920, quando aveva 23 anni: un volo di dieci minuti (costato a suo padre 10 dollari!) a Long Beach, in California, nel corso di un raduno aeronautico. La rivelazione è immediata: l\'infermiera Amelia sa che diventerà un\'aviatrice.
Cominciano così le lezioni di volo, seguite a pochi mesi dall\'acquisto di un biplano, grazie all\'aiuto dei genitori: primato dopo primato, Amelia Earhart diventa la prima donna ad aver attraversato l\'Oceano Atlantico nell\'aprile del 1928.
Ma ciò, chiaramente, era solo una pallida immagine dei veri ambiziosi obiettivi di Amelia che nel 1932 diventa la prima donna ad aver compiuto la trasvolata sull\'Atlantico in solitaria. Prima di lei, nessun altro pilota aveva osato tanto, eccezion fatta per Charles Lindbergh.
Da giovanissima collezionava in un quaderno ritagli di giornali riguardanti notizie di donne che avevano raggiunto il successo lavorativo in campi prevalentemente orientati verso il genere maschile; da grande, Amelia Earhart venne incaricata nel 1935 dalla Purdue University come consulente tecnico del Dipartimento di Aeronautica.
A causa della grandiosità delle sue imprese, Amelia divenne un personaggio celeberrimo non solo negli Stati Uniti: quando era imminente un suo atterraggio, folle di genti aspettavano l\'arrivo della \"Regina dell\'aria\".
In ogni caso bisognerà aspettare per saperlo e, se anche questa volta gli esperti non dovessero raggiungere alcun risultato, c\'è da scommettere che le ricerche non si fermeranno qui: per il mito di Amelia Earhart non ci si può certamente accontentare dei \"forse\".
Chiaramente la stampa nazionale degli Stati Uniti contribuì immensamente a creare il mito dell\'aviatrice, ben prima della tragica scomparsa di questa.
Amelia, una donna armata solo del proprio coraggio e della propria grazia, si prestava perfettamente a diventare il simbolo di quel Paese di sognatori, dove le opportunità si offrono a chiunque abbia il coraggio di osar andare oltre i propri limiti.
Quella giovanissima realtà che erano gli Stati Uniti agli esordi del XX secolo si creava così i propri miti ed eroi nazionali: Amelia fu tra questi. Per comprenderlo, basti pensare che, quando scomparve tra i cieli sull\'Oceano Pacifico, il Presidente Roosevelt organizzò una spedizione di ricerca con 66 aerei e nove navi, per un costo stimato di quattro milioni di dollari.
Nata nel Kansas, cresciuta tra questo e l\'Iowa, Amelia Earhart incarnava il modello eroico che la fiorente società statunitense necessitava ed esprimeva anche attraverso una ricca cinematografia: il suo tragico destino fu il suggello sulla trasformazione della donna in mito.
Grazie alla sua attività di consulenza alla Purdue University, Amelia Earhart poté acquistare un aereo con il quale dare forma ad un progetto ambizioso e complesso, una sorta di sfida finale: essere la prima donna del mondo a compiere il giro del mondo in aereo.
Assieme al navigatore Frederik J. Noonan parte il 1° giugno e compie un volo che la porta in Sud America, Africa, India, Sud Est Asiatico, Australia e Nuova Guinea, ultima tappa prima delle 7000 miglia finali. Poi, un disperato contatto all\'altezza dell\'isola di Howland, nel Pacifico, ad ovest di Kiribati.
L\'aereo scomparve nel nulla. Immediatamente, numerose leggende fiorirono attorno al tragico incidente che trascinò al suolo Amelia Earhart ed il suo navigatore. Si disse che entrambi furono rapiti dai Giapponesi e morirono anni dopo, giustiziati o per dissenteria, o che Amelia fosse, in realtà, una spia americana in missione segreta: tra le varie storie, una la voleva tornata in patria sotto falsa identità per trascorrere una serena vecchiaia.
Tutte leggende perfettamente compatibili con il mito Amelia, per quanto, con tutta probabilità, le cose andarono molto diversamente. Ma, del resto, dinanzi ad un mito qualche concessione alla fantasia si rende quasi obbligatoria.
L\'ipotesi più accreditata e che poggia, quanto meno, su un buon numero di indizi, vuole che il Lockheed Electra sia precipitato, in seguito ad un\'avaria, nei pressi dell\'isola di Nikumaroro, atollo disabitato appartenente all\'arcipelago di Kiribati.
L\'area del Pacifico in cui ebbe luogo l\'ultimo disperato contatto dell\'aviatrice è compatibile con l\'isolotto di Nikumaroro: qui una trascrizione delle parole, confuse e poco comprensibili, ascoltate casualmente da una quindicenne attraverso la sua radio ad onde corte.
Effettivamente l\'isolotto è stato oggetto di numerose campagne di scavo a partire dagli anni \'80 che hanno restituito, nel 2010, alcuni reperti che potrebbero far luce su un mistero vecchio di decenni.
Cocci di bottigliette in vetro e di astucci per cosmetici, attrezzi rudimentali utilizzati probabilmente per aprire gusci di frutti di mare e uccidere tartarughe, pezzi metallici che potrebbero provenire dall\'aereo e, soprattutto, resti ritenuti appartenenti ad un dito.
In realtà le analisi hanno stabilito che i frammenti ossei sono troppo inconsistenti per poter ottenere la prova definitiva: il confronto del genoma avrebbe avuto luogo con i resti di DNA presenti sulla colla delle buste che avvolgevano lettere inviate dalla stessa Amelia.
Eppure la pista dell\'atollo del Pacifico resta comunque importante e non merita la totale esclusione, soprattutto a causa dei vecchi ritrovamenti che ebbero luogo sull\'isola. Nel 1940, infatti, quando un contingente di uomini venne inviato a Nikumaroro, all\'epoca sotto il dominio britannico, per una ricognizione, vennero ritrovati i resti di una donna in avanzato stato di decomposizione assieme ad alcuni utensili quali una scatola e una lente di sestante ed una suola di scarpa di un numero uguale a quello di Amelia Earhart.
Eppure anche quei resti non sono stati in grado di dare una risposta, mentre le ricerche non sono ancora finite. Gli esperti ritengono in che questa foto, scattata da un soldato britannico all\'atollo nel 1937, si celerebbe la chiave del mistero: analisi approfondite rivelerebbero che la piccola macchia scura a sinistra mostrerebbe la posizione del Lockheed Electra inabissato.
L\'ultima spedizione organizzata da \"The International Group for Historic Aircraft Recovery\" partirà proprio in questi giorni, in occasione del 75° anniversario e seguirà la traccia di questa ultima prova, riemersa solo pochi mesi fa: si tratta della definitiva conclusione di un\'indagine che supera anche il logorio del tempo?