Etna, dalla faglie esce radon, un gas cancerogeno: allarme INGV, ecco i rischi
Dalle faglie dell’Etna esce radon, un gas cancerogeno che, accumulandosi nelle abitazioni, potrebbe renderle insalubri: questo è quanto annunciato dell’INGV che ci spiega cosa stia accadendo e quali sono i rischi per la popolazione.
Le faglie dell’Etna e il radon. Gli esperti dell’INGV, che monitorano costantemente l’attività dell’Etna, fanno sapere che le faglie del vulcano, oltre ad essere pericolose perché originano terremoti e fratturano il suolo, emanano anche radon, un gas definito cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che lo classifica proprio nel ‘Gruppo 1’, quello cioè delle sostanze più pericolose per la nostra salute.
Come fa ad uscire radon. La faglie dell’Etna fratturano le rocce presenti sul vulcano e questo aumenta la loro permeabilità. Ciò significa che i fluidi e i gas che sono presenti nel sottosuolo riescono ad fuoriuscire facilmente, nello specifico, tra questi gas c’è il radon che è inodore, incolore e insapore, e quindi non percepibile da noi.
La presenza nelle abitazioni. Gli esperti hanno monitorato per tre anni l’attività dell’Etna e misurato le concentrazioni di radon attraverso codice sensori che sono stati posizionati in edifici che si trovano sulle pendici a sud e est del vulcano, nello specifico nei territori di Giarre, Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello e Paternò. I dati parlano chiaro, le concentrazioni medie annue sono superiori a 100 Bq/m3 (Bequerel per metro cubo), una quantità che dall’OMS è considerata di primo livello di attenzione. Ci sono stati però casi in cui il radon è stato rilevato a concentrazioni superiori a 300 Bq/m3 e, addirittura, 1000 Bq/m3 anche per molti mesi consecutivi. Le case più a rischio sono quelle vicine alle faglie.
I pericoli dell’Etna. In conclusione, le faglie attive dell’Etna risultano pericolose non solo per i rischi sismici e per le fratture del suolo, ma anche per le emissioni di gas che, come il radon, sono cancerogeni. Ad oggi il pericolo riguarda circa un milione di persone e per questo risulta necessario proseguire con le analisi per comprendere come intervenire.