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Ecco a cosa serve la fase REM e perché non bisogna interromperla

I ricercatori hanno finalmente scoperto che la fase REM del sonno è fondamentale per la formazione dei nostri ricordi.
A cura di Zeina Ayache
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Quella REM, rapid eye movement, è la fase del sonno più controversa e più importante per il nostro organismo. Un recente studio ha dimostrato che è proprio in questo momento del riposo che si consolidano le informazioni immagazzinate durante il giorno e che si trasforma quindi la memoria. Lo studio, intitolato “Causal Evidence for the Role of REM Sleep Theta Rhythm in Contextual Memory Consolidation”, è stato pubblicato su Science ed è riuscito, per la prima volta, a fornire una spiegazione della funzione della fase REM, per lo meno per quanto riguarda i topi visto che gli esperimenti sono stati effettuati su di loro.

“Sapevamo già che le nuove informazioni acquisite venissero immagazzinate in differenti tipologie di memorie, spaziali o emozionali, prima di essere consolidate o integrate”, spiega Sylvain Williams, un ricercatore e professore della McGill University che ha pubblicato lo studio. Ciò che non era chiaro, fino ad oggi, era il passaggio da immagazzinamento a consolidamento e, secondo i ricercatori, responsabile della formazione della memoria sarebbe proprio la fase REM.

Per giungere a questa conclusione, gli scienziati si sono affidati all'optogenetica, una scienza che unisce tecniche ottiche con genetiche al fine di rilevare l'attività dei neuroni: in pratica, i ricercatori hanno inserito alcuni topi all'interno di un ambiente controllato dove erano stati posizionati due oggetti differenti, uno dei quali già da loro conosciuto. Immediatamente i topi si sono interessati al nuovo oggetto che hanno studiato con attenzione.

Successivamente, grazie all'optogenitica, gli scienziati hanno selezionato i neuroni che regolano l'attività dell'ippocampo, fondamentale per la memoria e considerato il GPS del cervello, e li hanno disattivati durante la fase REM del sonno dei topi. Il giorno dopo hanno reintrodotto i topi nello stesso ambiente e questi si sono nuovamente interessati al “nuovo” oggetto come se per loro fosse sconosciuto, diversamente invece da quanto accadeva se i neuroni venivano disattivati fuori dalla fase REM o non venivano disattivati.

Questo dimostrerebbe che la memoria si consolida proprio durante la fase REM, per lo meno per quanto riguarda i topi. Quanto scoperto potrà forse aiutare la ricerca sull'Alzheimer visto che proprio coloro che ne soffrono mostrano disturbi delle fase REM.

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