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Duecento anni di Fratelli Grimm

Google celebra con un Doodle dedicato a Cappuccetto Rosso i due secoli dalla prima edizione delle fiabe narrate dai due fratelli tedeschi.
A cura di Nadia Vitali
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duecento anni di fratelli grimm

Nell'infanzia di ognuno c’è un frammento di fratelli Grimm: le fiabe che Jabob e Wilhelm narrarono, attingendo per la maggior parte alla tradizione popolare tedesca, hanno compiuto i loro primi duecento anni senza mostrare alcun segnale di cedimento dinanzi al tempo che passa. Certamente, a dare tanto lustro a quei racconti entusiasmanti ed intrisi di magia, ha contribuito negli scorsi decenni anche la cinematografia (con capolavori indimenticabili quali Biancaneve e Cenerentola): ma è indubbio come il fascino dei fratelli Grimm resista a prescindere, saldamente ancorato tra le pagine di fiabe molto spesso spaventose e che lasciavano ampio spazio all'angoscia e ai tormenti che possono dimorare anche nell'animo di un bambino.

Fiabe cruente e tragiche – Nel corso delle numerose riedizioni delle fiabe in lingua tedesca che i due fratelli rielaborarono a partire dalla prima del 1812, infatti, molti elementi ritenuti troppo “forti” per i bambini vennero edulcorati, quando non decisamente eliminati (certamente, i Grimm epurarono del tutto la sessualità presente nella narrativa popolare), lavoro che venne successivamente portato a termine dalle edizioni in lingua inglese. Tuttavia, in quei racconti fantastici popolati di principesse, contadini ed animali parlanti è ancora possibile rivedere le tracce di ambientazioni oscure, tenebrose ed inquietanti, tra i boschi di quella Germania (non a caso, culla di un romanticismo che si sviluppava parallelo e in simbiosi con le ricerche dei fratelli Grimm) la cui tradizione traboccava di fatti di sangue, streghe terrificanti, lupi famelici, misteriose creature della natura. Rimanenze di un folklore che, negli anni, vennero trasformate avvicinandosi sempre più alla forma che ci è nota, con il lieto fine intervenuto molto spesso a rimpiazzare conclusioni tragiche, truculente e, forse, troppo distanti dall'idea di infanzia che siamo ormai abituati a considerare.

Contributi stranieri – Purtroppo questa operazione di “pulitura” dei contenuti e della forma delle fiabe penalizzò in grandissima parte il lavoro filologico e storico che, in un primo momento, aveva mosso i fratelli Grimm a raccogliere le voci del popolo; oltretutto, la loro opera (che nell'edizione del 1812 celebrata oggi da Google conteneva poche decine di fiabe, ma che negli anni si arricchì fino a superare le duecento) finì per includere anche racconti tradotti e filtrati attraverso altre tradizioni. Fu il caso, ad esempio, de Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile, opera fondamentale e primo esempio in assoluto di raccolta di fiabe per bambini, edita in napoletano tra il 1634 ed il 1636 e fonte di novelle per i Grimm così come per Charles Perrault.

cappuccetto rosso

La formazione di una coscienza democratica – La critica più recente ha cercato, con alterne fortune e seguito, di rintracciare tra le righe scritte da Jacob e Wilhelm Grimm gli elementi più antichi, i retaggi di miti arcaici o di storie simbolico- iniziatiche dedicate ai fanciulli che si apprestano ad entrare nel mondo degli adulti. Eppure, al di là dell’incanto suscitato dalle fiabe che inevitabilmente finisce per spingere la mente e la fantasia fin nei più oscuri recessi della psiche, forse non va dimenticato oggi che i fratelli Grimm si dedicarono a quei racconti popolari, e quindi considerati destinati alla gente “ignorante”, soprattutto con la consapevolezza di poter contribuire a formare una coscienza democratica in un Paese che, lentamente, avrebbe dovuto imparare a vedersi unito sotto la bandiera dell’unità nazionale e non separato anche dalle differenze di classe. Lavorarono, si potrebbe dire, “dal basso”, cercando elementi di fratellanza nelle fiabe e negli antichi racconti che ciascun popolo porta nella propria anima, sfidando il tempo.

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