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Covid 19

Due farmaci abbattono l’infiammazione da COVID e accelerano il recupero della funzione respiratoria

L’anticorpo monoclonale eculizumab e l’antinfiammatorio sperimentale AMY-101 riducono drasticamente l’infiammazione nei pazienti con COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, inoltre migliorano il recupero della funzione respiratoria. Il secondo, meno costoso del primo, sarà coinvolto in un nuovo studio con molti più pazienti.
A cura di Andrea Centini
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Un paziente con COVID-19 viene trattato con uno dei due farmaci antiinfiammatori. Credit: Daniel Mezes - HC
Un paziente con COVID-19 viene trattato con uno dei due farmaci antiinfiammatori. Credit: Daniel Mezes – HC
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Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, medici e scienziati di tutto il mondo hanno iniziato a testare sui pazienti varie terapie farmacologiche per provare a contrastare l'infezione, sfruttando medicinali già approvati contro altre condizioni, principi attivi sperimentali e altri appositamente studiati per combattere il coronavirus SARS-CoV-2. A circa un anno dall'emersione della “misteriosa polmonite” in Cina, sono ancora allo studio numerose molecole molto promettenti, tra le quali si possono annoverare anche i due antiinfiammatori eculizumab e l'AMY-101. Il primo è un anticorpo monoclonale somministrato contro le malattie del sangue, il secondo è un farmaco candidato (tecnicamente un peptide ciclico sintetico) progettato per combattere l'infiammazione. Entrambi hanno dato ottimi risultati in due (piccoli) studi, dimostrando di accelerare il recupero e ridurre in modo significativo l'infiammazione nei pazienti con COVID-19.

A sperimentare i due medicinali sono stati due team di ricerca internazionali impegnati in due studi distinti, confluiti in un unico articolo scientifico. La prima indagine è stata coordinata da scienziati del Dipartimento di imaging medico, ematologia e oncologia clinica dell'Università di San Paolo del Brasile, la seconda da colleghi del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio dell'Università della Pennsylvania (Stati Uniti). Tra i vari atenei e istituti di ricerca che hanno contribuito all'indagine figurano anche diversi italiani, tra i quali il Centro Clinico e di Ricerca Humanitas – IRCCS di Rozzano (Milano), il Dipartimento di Biologia dell'Università di Roma Tor Vergata, l'Università Federico II di Napoli e altri ancora.

Nel primo dei due studi sono stati coinvolti dieci pazienti tra i 18 e gli 80 anni, ricoverati presso l'ospedale universitario “Hospital das Clínicas” di San Paolo. Durante il periodo del ricovero hanno ricevuto un'iniezione di eculizumab da 900 milligrammi a settimana. Parallelamente, tre pazienti ricoverati a Milano hanno ricevuto 5 milligrammi di AMY-101, anch'essi una volta alla settimana. Entrambi i farmaci sono progettati per inibire specifiche proteine del cosiddetto "sistema del complemento" (l'ecoluzimab la C5, l'AMY-101 la C3), una componente fondamentale del nostro sistema immunitario assieme agli anticorpi. In parole semplici, in alcuni pazienti infettati dal coronavirus questo meccanismo di difesa viene alterato, determinando la produzione esagerata di proteine pro-infiammatorie. Esse sono alla base della famigerata “tempesta di citochine”, una delle complicazioni più temute della COVID-19, che a sua volta può sfociare nella sindrome da distress respiratorio acuto (o ARDS) e insufficienze multiorgano potenzialmente fatali. I due farmaci, in pratica, sono progettati per ridurre questo processo infiammatorio e prevenire conseguenze che mettono a rischio la vita.

Negli studi entrambi i medicinali hanno dato ottimi risultati, come spiegato in un comunicato stampa dal professor Rodrigo Calado, coordinatore della ricerca brasiliana: “Entrambi i composti hanno causato una robusta risposta antinfiammatoria, che è culminata in un recupero abbastanza rapido della funzione respiratoria nei pazienti”. “Studi precedenti avevano dimostrato che l'uso di inibitori del complemento è una promettente strategia terapeutica per migliorare la tromboinfiammazione nei pazienti con COVID-19, e ci sono state segnalazioni di casi con risultati positivi. Tuttavia, finora nessuno aveva chiarito l'azione o valutato l'efficacia di farmaci già in uso per il trattamento di malattie causate da alterazioni del complemento, come eculizumab, o farmaci candidati con questa funzione come AMY-101”, ha aggiunto Calado, specificando il perché i due team hanno deciso di puntare su questi principi attivi.

Oltre al “drastico calo dell'infiammazione”, i ricercatori hanno osservato anche un sensibile calo nella concentrazione dei neutrofili e una robusta attenuazione della tromboinfiammazione. Tra i due medicinali quello che ha fornito i risultati migliori è stato l'AMY-101, prodotto dalla casa farmaceutica americana Amyndas Pharmaceuticals. Tra i suoi vantaggi, anche il fatto di essere molto meno costoso dell'altro. Alla luce di questi benefici, Calado e colleghi stanno già progettando un nuovo studio nel quale coinvolgeranno un centinaio di pazienti gravi con COVID-19. I dettagli delle due ricerche sono stati pubblicati nell'articolo “Complement C3 vs C5 inhibition in severe COVID-19: Early clinical findings reveal differential biological efficacy”, consultabile sulla rivista scientifica specializzata Clinical Immunology.

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