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Covid 19

Cos’è il doppio tampone negativo e perché l’Oms cambia criterio per uscire dall’isolamento

Con un aggiornamento delle linee guida sulla gestione clinica del Covid-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità modifica le raccomandazioni che prevedono un doppio tampone negativo a distanza di almeno 24 ore per ritenere un paziente completamente guarito dall’infezione da coronavirus Sars-Cov-2. Il nuovo criterio si basa invece sui giorni trascorsi dalla scomparsa dei sintomi e, per gli asintomatici, sui giorni intercorsi dalla diagnosi di positività.
A cura di Valeria Aiello
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Un altro caposaldo di questa emergenza coronavirus spazzato via. Dopo le nuove indicazioni sull’uso delle mascherine anche all’aperto e l’utilizzo dei guanti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rivede anche le linee guida sulla gestione clinica del Covid-19, in particolare sui criteri di uscita dall’isolamento. Le raccomandazioni iniziali, pubblicate lo scorso 12 gennaio, vale a dire cinque giorni dopo l’identificazione del nuovo coronavirus in Cina, introducevano la presenza di un doppio tampone negativo per poter dichiarare la guarigione di un paziente con sintomi (o di un soggetto asintomatico che avesse ricevuto una diagnosi di positività) quale condizione necessaria per poter lasciare l’isolamento. “Queste raccomandazioni – spiega l’Oms in una nota – erano basate sulla nostra conoscenza ed esperienza su coronavirus simili, compresi quelli che inducono Sars e Mers”.

Cos’è il doppio tampone negativo?

Fino alla pubblicazione dell’aggiornamento, il criterio del doppio tampone negativo è stato uno dei fondamenti nella lotta contro il Covid-19: per dichiarare un paziente completamente guarito dall’infezione ed essere quindi certi che con la scomparsa dei sintomi clinici fosse svanita anche la contagiosità, è necessario che la persona si sottoponga a due tamponi nasofaringei a distanza di almeno 24 ore uno dall’altro. Questo per verificare, attraverso un’indagine di biologia molecolare, la RT-PCR, la presenza o meno di materiale genetico del Sars-Cov-2 nei campioni di muco e saliva. L’esito negativo di entrambi i tamponi indica infatti che il virus non è più rilevabile nelle secrezioni respiratorie che, ricordiamo, sono ritenute la principale via di trasmissione del nuovo coronavirus.

In altre parole, solo in presenza di due tamponi negativi è stato finora possibile considerare una persona – che nel frattempo era comunque mantenuta in isolamento in casa oppure in ospedale in base al decorso della malattia –  clinicamente guarita (scomparsa dei sintomi) e non più contagiosa (guarigione completa). Se uno dei due tamponi dava invece un esito positivo, la persona non era dichiarata completamente guarita, anche nel caso in cui i sintomi fossero assenti da giorni. Per effettuare nuovamente il test del doppio tampone era quindi necessario attendere almeno una settimana, restando comunque in isolamento. In pratica, solo di fronte a un doppio tampone con esito negativo, il paziente poteva essere “liberato”. Con questo criterio, solo in Italia, sono stati dichiarate completamente guarite oltre 183mila persone.

L'Oms cambia criterio: guariti dopo 3 giorni senza sintomi

Come premesso, con un aggiornamento nell’ambito della gestione clinica del nuovo coronavirus, l’Oms ha modificato i criteri per interrompere l’isolamento dei pazienti risultati positivi al Sars-Cov-2. Il nuovo metodo si applica a tutti i casi di Covid-19, indipendentemente dalla gravità della malattia, e si basa sulla sospensione delle precauzioni di trasmissione del contagio senza necessità di doppio tampone negativo: i pazienti che hanno sviluppato i sintomi della malattia (febbre, tosse, difficoltà respiratorie…) possono interrompere l’isolamento dopo dieci giorni dall’inizio dei sintomi più altri 3 senza sintomi. Gli asintomatici, invece, possono lasciare l’isolamento domiciliare 10 giorni dopo la diagnosi di positività.

A titolo esplicativo, nella nota dell’Oms è presente anche un esempio: “Se un paziente ha avuto sintomi per due giorni – si legge nel comunicatoil paziente può essere liberato dall’isolamento dopo 10 giorni più 3 (totale 13 giorni) dalla data di insorgenza dei sintomi. Se un paziente ha sintomi per 14 giorni, può essere dimesso dopo 14 giorni più 3 (totale 17 giorni) dalla data di insorgenza dei sintomi. Un paziente con sintomi per 30 giorni può avere il via libera dopo 30 giorni più 3, cioè 33 dall’insorgenza dei sintomi”.

Perché cambia il criterio per uscire dall'isolamento

Nella motivazioni del cambiamento della politica dei tamponi che, spiega sempre l’Oms, non è vincolante (“I Paesi possono scegliere di continuare a utilizzare il criterio del doppio tampone”), la stessa Organizzazione chiarisce di “aver ricevuto un feedback secondo cui l’applicazione della raccomandazione iniziale – due test RT-PCR negativi a distanza di almeno 24 ore l’uno dall’altro – alla luce delle scarse forniture di laboratorio, delle attrezzature e del personale, è risultata estremamente difficile in aree con trasmissione intensa”.

Inoltre, i nuovi dati disponibili sul rischio di diffusione della malattia “hanno fornito un quadro per l’aggiornamento della posizione dell’Oms sui tempi di dismissione dall’isolamento dei pazienti guariti sia all’interno sia all’esterno delle strutture sanitarie”. Il riferimento è all’acquisizione di nuovi studi scientifici, circa una quarantina, in particolare alle ricerche sul rischio di trasmissione del virus correlato all’insorgenza dei sintomi (che hanno indicato una contagiosità maggiore al momento della loro comparsa o nei primi cinque giorni di malattia) e alle analisi che evidenziano una più alta carica virale nel tratto respiratorio superiore nella prima settimana di infezione seguita da un graduale declino nel tempo.

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