Diabete: la dieta mediterranea protegge il cuore con le cellule ‘Super Mario’

La dieta mediterranea permette di proteggere i vasi sanguigni delle persone che soffrono di diabete di tipo 2. Questo è quanto sostengono i ricercatori della Società italiana di diabetologia (Sid) che, in occasione del congresso EASD in corso a Monaco, hanno mostrato i risultati del loro studio effettuato sulle conseguenze della nostra alimentazione sui vasi sanguigni dei pazienti con diabete di tipo 2.
Gli scienziati spiegano infatti che il regime alimentare può essere d'aiuto per ridurre il rischio di cardiopatia ischemica, che coinvolge il tessuto miocardico (quello del cuore). In pratica, il cibo che compone la dieta mediterranea aumenta il numero di cellule progenitrici endoteliali, quelle cioè coinvolte nella riparazione dell'endotelio, il tessuto che riveste la parte interna dei vasi sanguigni del cuore. Ribattezzate “cellule Super Mario”, queste agiscono come “idraulici” dei vasi e li riparano da eventuali danni, dando un supporto in più a chi soffre di diabete di tipo 2. La glicemia tipica di questi pazienti tende infatti a danneggiare proprio i vasi sanguigni.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno coinvolto 215 persone con diabete di tipo 2 di nuova diagnosi e li hanno suddivisi in due gruppi, al primo è stata assegnata una dieta di tipo mediterraneo, al secondo una dieta a basso contenuto di grassi. I dati raccolti hanno dimostrato un incremento significativamente maggiore delle “cellule Super Mario” (le progenitrici endoteliali) nei pazienti appartenenti al primo gruppo. Insomma, il nostro regime alimentare è un tocca sana per i vasi sanguigni ed è un valido aiuto, che non sostituisce le cure, per coloro che hanno il diabete di tipo 2 appena diagnosticato.
Come spiegano i ricercatori, “la dieta mediterranea grazie alla ricchezza in vegetali e olio extravergine di oliva si conferma come un regime alimentare dalle proprietà cardio-metaboliche favorevoli, soprattutto per le persone con diabete, soggette ad un alto rischio cardiovascolare”.