Diabete di tipo 1, le conseguenze pericolose per chi fuma marijuana
Le persone che soffrono di diabete di tipo 1 e che fumano hanno il doppio di probabilità in più di sviluppare complicazioni pericolose per la loro salute. Questo è quanto sostengono i ricercatori che hanno analizzato gli effetti della marijuana sulle persone con diabete di tipo 1 e ci spiegano il perché.
Diabete di tipo 1 e complicazioni. Partiamo con il dire che il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che si sviluppa quando il sistema immunitario attacca le cellule del pancreas che dovrebbero produrre insulina, l'ormone che gestisce lo zucchero nel sangue e che dovrebbe essere ‘trasformato' in energia. Quando c'è poca insulina, i livelli di zucchero nel sangue aumentano provocando conseguenze pericolose al cuore, ai reni e alla vista e che possono portare ad amputazioni. La complicazione più grave del diabete di tipo 1 è la chetoacidosi diabetica, che appunto si presenta quando c'è troppo poco zucchero nel sangue.
Diabete e marijuana. I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da 450 partecipanti con diabete di tipo 1, 134 dei quali consumatori abituali di marijuana. Analizzando i livelli di HbA1C, un test che permette di verificare i livelli di zucchero nel sangue negli ultimi due/tre mesi, gli scienziati hanno scoperto che i consumatori di marijuana mostravano livelli di zucchero nel sangue decisamente più alti rispetto a coloro invece che non ne facevano uso.
I rischi della marijuana. I ricercatori dunque suggeriscono che fumare marijuana incrementi i livelli di zucchero nel sangue dei pazienti con diabete di tipo 1 e questo si traduce in un maggior rischio di sviluppare complicazioni pericolose per la salute, come appunto la chetoacidosi diabetica. Considerando l'incremento del consumo di marijuana e i considerando i risultati dello studio, gli esperti si dicono dunque preoccupati per la salute dei pazienti. Va detto che però non è stata dimostrata una reale causa-effetto tra la marijuana e l'aumento di zucchero nel sangue.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine.