Cura del cancro, guariscono più le donne degli uomini: i risultati dello studio ISS-CRO
Su 32 tipi di tumore, la metà delle donne (51%) e il 39% degli uomini sconfiggono la malattia, tornando ad avere un’aspettativa di vita simile a chi non si è ammalato. E in 10 anni, la probabilità di guarigione è aumentata di circa il 10% per la maggior parte delle neoplasie. Questi, in sintesi, i principali risultati di un ampio studio coordinato dal Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano sotto la responsabilità dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e della Fondazione IRCSS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano nell’ambito del programma EuroCare su 32 tipi di tumore in Europa.
I risultati dello studio ISS-CRO
L’indagine, pubblicata sulla rivista International Journal of Epidemiology, è tra le poche che hanno stimato la probabilità di guarigione per i malati di cancro e fornisce una stima degli indicatori di cura basati sui dati di 7 milioni di pazienti di età compresa tra i 15 e 74 anni, provenienti da 17 diversi Parsi Europei e seguiti per almeno 18 anni, dal 1990 al 2007, con follow-up fino al 2008. “Questi indicatori, calcolati per la prima volta in modo sistematico a livello europeo per tipo di tumore, per sesso e per gruppi di età, letti congiuntamente, restituiscono lo stato dell’arte sulla capacità dei sistemi sanitari e delle moderne tecnologie di affrontare e sconfiggere, in un’ottica di guarigione, le numerose forme di malattie neoplastiche – spiega Silvia Francisci, ricercatrice del Centro Nazionale di Prevenzione delle Malattie e Promozione della salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità e corresponsabile dello studio.
I dati sulla probabilità di guarigione dopo la diagnosi di cancro indicano indici superiori all’80% nei casi di tumore del testicolo (94%), della tiroide (87% per le donne e 70% per gli uomini) e melanomi cutanei (86% nelle donne e 76% negli uomini). Percentuali di guarigione che superano il 60% sono invece emerse per i pazienti con tumori dell’endometrio (76%), della mammella (66%), della cervice (64%) e della prostata (63%), oltre che per i pazienti con linfomi di Hodgkin (75% per le donne e 67% per gli uomini). Tuttavia, probabilità di guarigione inferiori al 15% sono ancora evidenziate nei pazienti con tumori dell’esofago, pancreas, fegato, polmone, sistema nervoso centrale (negli adulti), leucemie linfatiche croniche, mielomi.
Riguardo al tempo di guarigione necessario affinché la mortalità per malattia diventi trascurabile, lo studio indica che varia da 1 a 2 anni per la maggior parte dei tumori della tiroide, del testicolo e per i linfomi di Hodgkin diagnosticati nei giovani sotto i 45 anni di età, oscillando dai 5 ai 10 anni per i pazienti con tumori dello stomaco, del colon retto, dell’utero e melanomi. “Dopo 5 anni dalla diagnosi – commenta Luigino Dal Maso, epidemiologo del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano e coordinatore dello studio – possono ritenersi “guarite” le persone a cui era stato diagnosticato un tumore del testicolo o della tiroide; dopo meno di 10 anni le persone con tumori dello stomaco, del colon retto, dell’endometrio e il melanoma. La maggior parte delle persone con tumori della prostata o della mammella non morirà a causa del tumore, anche se saranno necessari oltre 10 anni dalla diagnosi perché la loro attesa di vita raggiunga quella di chi non ha avuto un tumore. Lo studio evidenzia che sono molti i tumori dai quali si può guarire, non solo essere curati”.
I risultati dell’indagine, sottolinea il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, indicano “progressi significativi in questa malattia e mostra contemporaneamente come sia necessario non distogliere l’attenzione dalle patologie oncologiche neppure in questo momento di emergenza sanitaria. Anche in questi mesi è importante e dare continuità a tutti i programmi di screening e ai percorsi di cura”. Nonostante i grandi passi in avanti, ricorda Francesco de Lorenzo, presidente della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), non bisogna dimenticare che “una percentuale non indifferente di persone guarisce infatti con più o meno piccole disabilità e circa il 15% va incontro all’insorgenza di seconde neoplasie. È pertanto urgente e necessario che i Governi nazionali riconoscano concretamente che a tutte queste persone va assicurata una particolare sorveglianza socio-sanitaria attraverso percorsi ben definiti di prevenzione terziaria e, soprattutto, di riabilitazione non soltanto fisica, ma anche psicologica, sessuale, nutrizionale, insieme alle indispensabili tutele previdenziali e lavoristiche”.