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Covid 19

Cura al plasma per i pazienti con Covid-19, come funziona la terapia autorizzata negli Usa

L’approccio terapeutico approvato dalla FDA promette di essere efficace nel ridurre la gravità dell’infezione da coronavirus o abbreviare la durata della malattia stessa in pazienti ospedalizzati. Trump: “I test hanno dimostrato che il 35% dei malati guarisce completamente”.
A cura di Valeria Aiello
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Gli Stati Uniti scommettono sul plasma da convalescenti come terapia per Covid-19: l’autorizzazione concessa dalla Food and Drug Administration, l’Agenzia che regolamenta alimenti, farmaci e terapie sperimentali negli Usa, è stato anticipata dalle dichiarazioni del presidente Donald Trump che ha annunciato la “svolta terapeutica” nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca, alla vigilia della convention repubblicana che lo incoronerà ufficialmente per la corsa al secondo mandato.

Cura al plasma per i pazienti con Covid-19

Un annuncio “storico” lo ha definito Trump che ha invitato tutti i guariti dal coronavirus a donare il plasma. “I test – ha detto – hanno dimostrato che il 35% dei malati guarisce completamente”. Il dato è stato poi confermato dagli esperti presenti alla conferenza stampa e dal comunicato stampa rilasciato dalla stessa FDA che, sulla base delle prove scientifiche disponibili, ha ritenuto che il plasma dei convalescenti può essere efficace nel trattamento di Covid-19” e che “i benefici noti e potenziali del prodotto superano i rischi noti e potenziali”, autorizzando la distribuzione di plasma di convalescenti negli Usa e la sua somministrazione da parte di operatori sanitari per il “trattamento di Covid-19 sospetto o confermato in laboratorio in pazienti ospedalizzati con Covid-19”.

L’autorizzazione è stata dunque concessa sulla base dei criteri dell’EUA, l’autorità di autorizzazione all’uso di emergenza, e della totalità delle prove scientifiche disponibili che hanno portato la FDA a stabilire che “è ragionevole credere che il plasma dei convalescenti Covid-19 possa essere efficace nel ridurre la gravità della malattia o abbreviarne la durata nei pazienti ospedalizzati”, pur raccomandando che gli studi clinici in corso sia sul plasma sia su altri agenti terapeutici rimangano inalterati perché il trattamento “non rappresenta ancora un nuovo standard di cura sulla base delle attuali prove disponibili”.

Come funziona la terapia approvata negli Usa?

Il plasma, la parte liquida del sangue, prelevato da persone guarite viene purificato dalla parte corpuscolare e poi somministrato ai pazienti con Covid-19. L’obiettivo è quello di trasferire gli anticorpi specifici sviluppati dal donatore a chi ha l’infezione in atto per sostenere la risposta immunitaria. Tuttavia, prima di questo passaggio, sono necessari diversi test di laboratorio per quantificare i livelli di anticorpi in grado di combattere efficacemente il coronavirus e per garantire la massima sicurezza al ricevente. Questi anticorpi, prodotti dai linfociti B in risposta all’infezione da coronavirus, i cosiddetti “neutralizzanti”, hanno la capacità di legarsi all’agente patogeno, rendendolo inoffensivo.

Isolare gli anticorpi dei guariti non è però un processo semplice perché nel plasma dei donatori sono presenti anche altri tipi di anticorpi che possono essere inutili o persino dannosi per il ricevente. In tal senso, si tratta quindi di un approccio molto sofisticato, che richiede grandi tecnologie, e che essendo legato alla disponibilità di plasma da ex pazienti guariti e in salute: generalmente, il protocollo può prelievo di circa 600 millilitri di plasma da ogni donatore che può essere diviso in due o tre dosi a seconda dei livelli di anticorpi sviluppati. Se questa quantità è elevata, una singola donazione può essere sufficiente per aiutare un malato.

La terapia è quindi una risposta importante alla malattia in attesa di farmaci in grado di impedire la replicazione del virus oppure di un vaccino efficace, ma non può essere considerata risolutiva perché oltre a quelli che sono evidenti limiti di disponibilità, c’è anche il discorso della durata dell’immunità da momento che, una volta guariti, non sappiamo esattamente per quanto tempo dura questa protezione. Un’altra strada che si sta percorrendo è quella della produzione artificiale e su larga scala di questi anticorpi, denominati anticorpi monoclonali, che oggi vengono utilizzati per curare tumori e malattie autoimmuni. Anche in questo caso, se tutto si svolgerà secondo i piani, la protezione potrebbe comunque durare solo alcuni mesi.

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