Il vaccino anti-cancro cubano? Piano con l’entusiasmo
La distensione dei rapporti tra Cuba e Stati Uniti potrebbe permettere alla comunità scientifica internazionale di fare incredibili passi avanti nella ricerca contro il cancro. Il paese caraibico, infatti, a seguito dell’embargo commerciale imposto dagli Usa per ben 55 anni, è stato suo malgrado costretto a far fronte autonomamente alle più disparate emergenze mediche. Questo è avvenuto anche nel campo della ricerca contro il cancro. I risultati confortanti non sono tuttavia mancati, tanto che i ricercatori locali sono riusciti a sviluppare un vaccino terapeutico capace di rallentare la crescita del tumore ai polmoni.
Accordo per combattere un nemico comune. Forse proprio per questo motivo, ad aprile, in concomitanza con la visita a L'Avana del governatore di New York, Andrew Cuomo, il Centro de Inmunología Molecular ha siglato un accordo con lo statunitense Roswell Park Cancer Institute. L’obiettivo è quello valutare e far ulteriormente sviluppare il vaccino Cimavax. L'ente cubano si è impegnato a fornire la documentazione in suo possesso mentre, la controparte statunitense, si farà carico di accompagnare il medicinale nel non semplice percorso di approvazione da parte della Food & Drug Administration (Fda), l'ente federale che regola l'utilizzo di medicinali e terapie mediche.
Via libera della Fda già nei prossimi 6/8 mesi. “Poter valutare un vaccino come questo – commenta entusiasta Candace Johnson, CEO di Roswell Park – è una prospettiva molto eccitante. Questo medicinale si è dimostrato a bassa tossicità ed economico”. Il CimaVax potrebbe ottenere il via libera della Fda già nei prossimi 6/8 mesi, ed esser testato con trial clinici sull’uomo entro un anno.
Meno ottimista il professor Francesco Perrone. “Il vaccino – spiega il ricercatore Airc e Direttore Unità Sperimentazioni Cliniche Istituto Nazionale Tumori di Napoli – è diretto contro l’Epidermal Growth Factor (EGF) che fisiologicamente stimola la crescita dell’epidermide, ma è anche coinvolto nella stimolazione di vari tumori attraverso il legame con il suo recettore (EGF-R). Si tratta a mia conoscenza del primo vaccino di questo tipo e il fatto che EGF svolga un ruolo fisiologico nell’organismo umano mi rende un po’ pessimista sul futuro di questo prodotto. EGF-R è molto importante nella crescita dei tumori del polmone e se interessato da una mutazione genetica, diventa iperattivo e stimola la crescita del tumore anche senza il legame di EGF. Tuttavia, in questi casi abbiamo dei farmaci piuttosto recenti (gefitinib, erlotinib, afatinib) che funzionano molto bene e rappresentano il primo approccio terapeutico, evitando almeno per un lungo periodo di tempo di dover proporre la chemioterapia, molto più tossica”.
Contro il tumore al polmone l'Italia vanta molti successi. Ma Cuba, sebbene all’avanguardia in alcuni specifici settori, non è la sola a vantare successi nel campo della ricerca contro il tumore al polmone. “L’Italia è tra i Paesi più avanti nella ricerca clinica sui tumori del polmone – sottolinea Perrone -. Negli ultimi 15 anni, proprio gli studi Italiani hanno ispirato le regole internazionali per il trattamento dei pazienti ultrasettantenni. Abbiamo sviluppato notevoli capacità di collaborazione internazionale, non solo negli studi promossi dalle aziende farmaceutiche, ma anche con istituzioni accademiche importanti, come il National Cancer Institute of Canada. Questo ad esempio ci mette oggi in prima linea nella nuova affascinante frontiera rappresentata dagli anticorpi monoclonali (antiPD1 e antiPDL1) che risvegliano il sistema immunitario. Proprio in queste settimane sta iniziando uno studio internazionale dedicato ai pazienti che sono stati operati per un tumore del polmone, e in questo studio siamo presenti ai massimi livelli, nel comitato scientifico organizzatore”.
La soluzione del problema potrebbe celarsi in un vaccino. “I vaccini terapeutici (diversi da quelli preventivi) hanno l’obiettivo di risvegliare il sistema immunitario e indurlo a reagire contro una malattia che per il solo fatto di essersi sviluppata aveva per così dire eluso la sua sorveglianza – spiega Perrone -. Per molti anni, le ricerche in questo senso hanno dato risultati poco soddisfacenti. Tuttavia, ci sono ancora studi in corso di questo tipo che stanno affinando la selettività dei vaccini (cercando di direzionarli contro bersagli sempre più specificamente legati al tumore). Studi del genere sono in corso in molti tumori solidi. Tuttavia l’immunoterapia che negli ultimi anni sta rivoluzionando il mondo dell’oncologia è basata su un principio diverso, vale a dire l’uso di farmaci che interferiscono con dei veri e propri check-point nei quali si incontrano la cellule tumorali e le cellule del sistema immunitario. Se in questi check-point le cellule tumorali riescono a ‘spegnere’ quelle del sistema immunitario, il tumore crescerà. Ma la ricerca ha identificato le molecole coinvolte in questo contatto e ha prodotto anticorpi monoclonali che impediscono al tumore di inibire la risposta immunitaria. In questo modo, le cellule del sistema immunitario riconoscono il tumore come “nemico” e lo attaccano distruggendolo. La prima generazione di farmaci (usata solo nel melanoma) era piuttosto tossica; ma i farmaci più recenti sono anche ben tollerati e stanno rivoluzionando il trattamento di molte neoplasie, prima di tutto il melanoma e più recentemente i tumori del polmone. E sono in sperimentazione in quasi tutti i tipi di tumore”.
Importante comprendere ora lo stato di sviluppo dei vaccini. “Alcuni vaccini che proteggono da infezioni virali – commenta il ricercatore dell’Airc – hanno come diretta conseguenza una notevole riduzione del rischio di cancro. Mi riferisco prima di tutto al vaccino anti HPV, che insieme ad una strategia di prevenzione basata sul PAP test, consentirà nel giro di qualche decennio di trasformare il tumore della cervice uterina in una patologia rara. e penso al vaccino contro l’epatite B, che in alcune regioni del mondo ha consentito di ridurre drasticamente l’incidenza del tumore primitivo del fegato. Al contrario, nessun vaccino terapeutico è nella pratica clinica. Ce ne sono in fase di sperimentazione, anche abbastanza avanzata. Ma è ragionevole pensare che sempre di più nel corso di questi anni lo sviluppo dei vaccini si assocerà all’uso dei farmaci di cui dicevo prima, poiché è probabile che ci possa essere un sinergismo. La ricerca sui check-point immunitari potrebbe quindi favorire una rivalutazione della ricerca sui vaccini”.
La miglior cura appare la prevenzione. In attesa che la ricerca riesca ad ottenere un’arma efficace contro il tumore al polmone la miglior cura appare per l’ennesima volta la prevenzione. “Il consiglio – sottolinea il direttore dell’unità sperimentazioni cliniche dell’istituto nazionale tumori di Napoli – è molto semplice: smettere di fumare o, ancor meglio, non iniziare a fumare. La relazione tra fumo di sigaretta a cancro del polmone è fortissima, oltre ogni ragionevole dubbio. Il rischio di avere un cancro aumenta progressivamente sigaretta dopo sigaretta. Ma se si smette il rischio si riduce, anche in questo caso progressivamente, dopo ogni sigaretta non-fumata. E’ sempre il momento buono per smettere di fumare”.
Le regole per "evitare" il cancro. Oltre a smettere di fumare esistono altri comportamenti virtuosi che possono limitare il rischio tumore, e non solo quello al polmone?. “Puntare al ‘rischio zero – ci tiene a precisare l’esperto Airc – non è pensabile, ma 5 consigli possiamo darli”.
- Far vaccinare contro il virus HPV le adolescenti a cavallo tra la scuola elementare e i primi anni della scuola media, prima che inizino una vita sessualmente attiva.
- Evitare l’esposizione non protetta alle radiazioni ultraviolette; il melanoma è ancora uno dei tumori più difficili da trattare.
- Cercare di mangiar sano, che significa ridurre al minimo le carni rosse, i salumi, i cibi conservati sotto sale. Ma significa anche aumentare il consumo di verdura, ortaggi e frutta, possibilmente di stagione. Tutto sommato la famosa dieta mediterranea.
- Cercare di non essere sovrappeso. L’obesità è una vera epidemia che colpisce il mondo ricco occidentale e che è tra i più significativi fattori di rischio per lo sviluppo di cancro.
- Infine, ma non meno importante, svolgere attività fisica. L’ideale è mezz’ora di attività fisica al giorno (ad esempio una passeggiata a passo svelto). E ci aiuta anche a stare più sereni.