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Crema solare, ecco come scegliere la migliore protezione

Perché mettere la crema solare? Quali sono le caratteristiche della giusta protezione? E che differenza c’è tra filtri fisici e filtri chimici? Dalla Società Italiana di Tossicologia un vademecum indispensabile per una corretta esposizione.
A cura di Valeria Aiello
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I benefici sono molteplici, ma un’esposizione sbagliata è tutt’altro che salutare. Quella che stiamo trascorrendo al mare o in montagna è certamente un’estate diversa a causa del coronavirus ma alcuni punti fermi delle vacanze resistono ancora: uno su tutti il tormentone della crema solare, tra chi dice che mettere la protezione non favorisca l’abbronzatura e chi invece ritiene che solo con quella giusta il colorito sarà più uniforme e duraturo. La ragione, quando ci riferiamo all’esposizione ai raggi solari, non è certo nel mezzo ma comprendere qual è il rapporto tra rischi e benefici è essenziale per evitare danni a breve e lungo termine.

Tempi prolungati e modi sbagliati di esposizione portano alla manifestazione di vari fenomeni, come eritemi, invecchiamento cutaneo ma anche fotodermatosi e in alcuni casi fotocancerogenesi. D’altra parte, il sole è indispensabile al corretto metabolismo, ha un impatto positivo sull’umore e svolge un ruolo importantissimo nella sintesi della vitamina D, trasformando il precursore sintetizzato dall’organismo (il 7-deidrocolesterolo), in colecalciferolo, una forma di vitamina D indispensabile per supportare un efficiente assorbimento intestinale dei due minerali fondamentali per la formazione delle ossa e dei denti, ossia il calcio e il fosfato.

Ma qual è la giusta “dose” di sole e quando un’esposizione può diventare nociva? Ma soprattutto, qual è la migliore protezione per la pelle e in base a quali caratteristiche scegliere tra i prodotti in commercio? La risposta a queste e molte altre domande arriva direttamente dalla Società Italiana di Tossicologia che ha messo a punto un vademecum indispensabile per una corretta esposizione.

Quali sono gli effetti dannosi dei raggi solari?

Prima di addentrarci in quelle che possono essere le conseguenze di un esposizione eccessiva, è necessario sapere qualcosa in più sulla radiazione solare: la più attiva biologicamente è quella compresa tra i 290 e i 700 nm che include i raggi UVC, UVB, UVA e la luce visibile. Gli UVC sarebbero i più pericolosi ma sono bloccati dallo strato di ozono dell’atmosfera. Se così non fosse causerebbero infatti danni al DNA e alle proteine.

Anche gli UVB sono in buona parte assorbiti ma una percentuale non trascurabile riesce comunque a raggiungere la superficie terrestre: gli UV-B sono in grado di diffondersi nello strato più superficiale della pelle e sono la prima causa dell’eritema solare, un processo infiammatorio che si manifesta con arrossamenti o pruriti generati da una eccessiva e prolungata esposizione al sole. Sono inoltre responsabili di lesioni premaligne e maligne della cute.

I raggi ultravioletti UVA, invece, costituiscono più del 90% per cento dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre. A differenza degli UVB penetrano in profondità, fino al derma, stimolando la formazione di radicali liberi che danneggiano alcune strutture come il collagene e le fibre elastiche, accelerando l’invecchiamento cutaneo con aumento delle rughe e dei segni della senescenza.

Come proteggersi dagli effetti nocivi dei raggi solari?

Per proteggere la pelle dagli effetti nocivi dei raggi solari non basta evitare di esporsi nelle ore centrali della giornata, quelle in cui le concentrazioni di UVA e UVB sono al massimo, indossare cappelli e occhiali scuri, ma occorre utilizzare i prodotti per la protezione solare.

Per prodotto solare si intende "qualsiasi preparato (quale crema, olio, gel, spray) destinato a essere posto in contatto con la pelle umana, al fine esclusivo o principale di proteggerla dai raggi UV assorbendoli, disperdendoli o mediante rifrazione". In base al meccanismo d’azione, i solari vengono divisi in due gruppi: quelli che contengono filtri fisici e quelli che proteggono dagli UV mediante filtri chimici

Qual è la differenza tra filtri fisici e chimici?

I filtri fisici contengono molecole inorganiche e agiscono in modo meccanico, riflettendo i raggi solari grazie all’ossido di zinco (ZnO) e il biossido di titanio (TiO2) che respingono sia le radiazioni UVB sia le UVA. Queste sostanze offrono un’ottima protezione, ma sono difficili da distribuire in un film sottile e lasciano sulla pelle la caratteristica patina bianca. Per rendere esteticamente piacevoli queste formulazioni dense, attualmente si usano particelle di dimensioni ridotte, le nanoparticelle di ZnO e TiO2. I filtri chimici contengono invece molecole organiche (avobenzone, ossibenzone, octocrylene, ecamsule, enzophenone-3, salicilati) capaci di assorbire l’energia della radiazione solare e restituirla in parte, sotto forma di calore.

Come per tutti gli altri cosmetici, indipendente dal tipo di filtro utilizzato, anche i solari sono disciplinati dal Regolamento europeo sui cosmetici e, dal 2006, sono regolati anche ai sensi della Raccomandazione sull’efficacia dei prodotti per la protezione solare e sulle relative indicazioni. In aggiunta, tutti i filtri UV, compresi quelli che sono nanomateriali, devono essere autorizzati dalla Commissione europea prima di essere usati nei prodotti solari. In tal senso sono stabilite le concentrazioni massime nelle preparazioni pronte per l’uso e, secondo la modifica del 2016 del Regolamento UE, sono determinati anche i limiti minimi delle dimensioni delle particelle per i nanomateriali. Per quest’ultimi, inoltre, sono proibite le formulazioni spray in quanto consentono una inalazione del prodotto (rischio tossicologico a livello polmonare).

Qual è la migliore crema solare?

Gli effetti dei raggi ultravioletti sulla pelle sono diversi in ogni individuo e sono relativi ai tipi di pelle, determinati perlopiù da caratteristiche genetiche. I diversi tipi di pelle si suddividono in sei fototipi, basati sul colore e sulla differente risposta all’esposizione solare, in termini di grado di scottatura e abbronzatura.

In base al proprio fototipo, la prima caratteristica da controllare è il fattore di protezione (SPF) che fornisce un'indicazione numerica (da 6 a 50+) relativa alla capacità del prodotto di “fermare” le radiazioni UVB. In caso di pelli molto chiare e capelli rossi o biondi (fototipo 1) si deve scegliere un fattore molto elevato (50+ o schermo totale). Un SPF basso, tra il 10 e il 6, è invece indicato per le persone con capelli scuri e carnagione olivastra (fototipo 5) o capelli scurissimi e pelle scura (fototipo 6).

L’SPF non è però l’unica caratteristica cui prestare attenzione. Come già accennato, il fattore di protezione si riferisce ai soli raggi UVB, perciò è bene controllare che il solare protegga anche dalla radiazione UVA. L’altro aspetto da non dimenticare è che l’elemento che determina un effetto avverso o tossico del sole è la quantità di raggi assorbiti, perché un’elevata esposizione è causa di infiammazione anche in individui con fototipo 6 che presentano una carnagione più scura.

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