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Covid 19

Covid-19 è una malattia stagionale: lo suggerisce un’analisi globale

A condurla un team di ricercatori dell’Università dell’Illinois che ha indicato una correlazione significativa tra temperatura e incidenza di casi, mortalità, tassi di guarigione e casi attivi in oltre 200 Paesi. La stessa tendenza è stata osservata con la latitudine ma non con la longitudine.
A cura di Valeria Aiello
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Uno dei temi più dibattuti di questa pandemia riguarda la stagionalità del coronavirus. Diversi ricercatori si sono interrogati sulla possibilità che un clima più mite possa incidere sulla trasmissione virale, con risultati spesso contrastanti. Una nuova analisi globale ha puntato a comprendere il potenziale della malattia in funzione della temperatura e del suo forte predittore, la latitudine, studiando la loro influenza sui dati epidemiologici di oltre 200 Paesi.

"Covid-19 stagionale, come l'influenza"

Lo studio, pubblicato dai ricercatori dell’Università dell’Illinois sulla rivista Evolutionary Bionformatics, ha concluso che l’incidenza dei casi, la mortalità, i tassi di guarigione e casi attivi di Covid-19 sono significativamente correlati alla temperatura e alla latitudine. “Una conclusione è che la malattia può essere stagionale, come l’influenza – ha affermato Gustavo Caetano-Anollés, professore del Dipartimento di Scienze delle Colture, dell’Università dell'Illinois a Urbana-Champaign – Questo è molto rilevante per ciò che dovremmo aspettarci da ora in poi, dopo che il vaccino controllerà le prossime nuove ondate di Covid-19”.

Per l’analisi gli studiosi hanno utilizzato i dati epidemiologici del sito web Wordometer in 211 Paesi e considerato la loro latitudine, longitudine e temperatura media. I dati sono stati estratti lo scorso 15 aprile, una data che i ricercatori spiegano essere “il momento dell’anno in cui la variazione di temperatura stagionale è massima in tutto il mondo”. La stessa data ha coinciso anche con il periodo in cui le infezioni da coronavirus stavano raggiungendo un po’ ovunque il picco della prima ondata pandemica.

Effetto della temperatura e delle coordinate geografiche sui dati epidemiologici mondiali: le mappe termiche dei coefficienti di correlazione di Pearson ( r ) e dei valori P associati che descrivono la relazione tra le temperature medie primaverili (T) o le coordinate geografiche di latitudine (Lat) e longitudine (Long) con variabili epidemiologiche.
Effetto della temperatura e delle coordinate geografiche sui dati epidemiologici mondiali: le mappe termiche dei coefficienti di correlazione di Pearson ( r ) e dei valori P associati che descrivono la relazione tra le temperature medie primaverili (T) o le coordinate geografiche di latitudine (Lat) e longitudine (Long) con variabili epidemiologiche.

Il team a quindi utilizzato metodi statistici per verificare se le variabili epidemiologiche fossero correlate con temperatura e coordinate geografiche, osservando “una corrispondenza statisticamente significativa tra temperatura e incidenza di casi, mortalità, tasso di guarigione e casi attivi – ha aggiunto Caetano-Anollés – . La stessa tendenza è stata trovata con la latitudine, ma non con la longitudine, come ci aspettavamo”. Tuttavia, gli studiosi hanno sottolineato che il clima è solo uno dei fattori che può determinare l’incidenza stagionale di Covid-19 in tutto il mondo.

Assegnando poi a ciascun Paese un indice di rischio che rifletteva la risposta in termini di salute pubblica e l’incidenza di malattie pregresse nella popolazione, come diabete e obesità, nonché la presenza di indici di vecchiaia superiori alla media, gli esperti non hanno osservato alcuna relazione con il numero totale di casi, ai casi attivi, né ai decessi e alle guarigioni. Gli studiosi hanno inoltre verificato la possibilità di un collegamento tra gli effetti di latitudine e temperatura con i cambiamenti mutazionali del virus, suggerendo che “il virus muta al proprio ritmo e che le mutazioni sono influenzate da fattori diversi dalla temperatura o dalla latitudine – concludono i ricercatori – . Non sappiamo esattamente quali siano questi fattori, ma ora possiamo dire che gli effetti stagionali sono indipendenti dalla variabilità genetica del virus”.

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