312 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Così Pfizer produce il vaccino Covid a mRna

Il processo richiede 60 giorni, di cui più della metà dedicata a test di controllo qualità, coinvolgendo più stabilimenti produttivi: il risultato sono milioni di dosi di vaccino congelato e pronto per la spedizione.
A cura di Valeria Aiello
312 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Circa 280 componenti da 86 fornitori in 19 Paesi diversi, oltre a complesse attrezzature e personale altamente specializzato in diversi stabilimenti: dietro ad ogni fiala di Comirnaty, il primo vaccino anti-Covid in assoluto ad essere stato registrato e il primo autorizzato in Occidente, c’è un complesso processo di produzione che coinvolge gli impianti di Pfizer di più Paesi. Il risultato sono milioni di dosi di vaccino congelato e pronto per la spedizione, in una sorta di “staffetta” che dura 60 giorni, di cui più della metà dedicata ai test di valutazione della qualità.

Le fasi produttive del vaccino di Pfizer

La prima tappa, nello stabilimento Pfizer di Chesterfield, nel Missouri, riguarda la produzione di DNA contenente i geni del coronavirus all’interno di trilioni di batteri, una tecnologia alla base delle moderne biotecnologie che consente di ottenere brevi sequenze di materiale genetico che serviranno da stampo per la sintesi del principio attivo. Il processo, basato sulla fermentazione di un ceppo di Escherichia Coli che porta al suo interno i plasmidi contenenti l’informazione genetica, dura circa quattro giorni e permette di produrre fino a 50 milioni di dosi di vaccino per ogni singolo inoculo del bioreattore.

La miscela di fermentazione viene quindi purificata e, se i plasmidi ottenuti superano i controlli di qualità, vengono aggiunte alcune proteine, chiamate enzimi, che consentono di separare le sequenze in un processo di linearizzazione che richiede circa due giorni. Una successiva filtrazione permette di purificare ulteriormente il Dna che viene nuovamente testato e dunque confezionato in singoli flaconi poi congelati a -20 °C per la spedizione.

Ogni flacone di DNA consente di produrre circa 1,5 milioni di dosi di vaccino, coinvolgendo negli Usa gli stabilimenti di Andover, nel Massachusetts, e per l’Europa quelli della BioNTech a Magonza, in Germania. Nel sito di Andover, ogni giorno vengono scongelati cinque flaconi di DNA, quindi miscelati con gli elementi costitutivi dell’RNA messaggero. Questo permette la sintesi dei filamenti del principio attivo, con una capacità produttiva di 7,5 milioni di dosi per ogni lotto, ovvero 10 sacche di mRna (ciascuna da 16 litri) che rappresenta la materia prima di 750mila dosi di siero.

Immagine

Ogni sacca viene quindi congelata a -20 °C e inviata a una terza struttura di Pfizer, a Kalamazoo, nel Michigan, dove le singole dosi vengono trasformate nel vaccino finito e dunque confezionate in fiale. Parallelamente, l’Rna messaggero sintetizzato a Magonza viene diviso in sacche e inviato a Puurs, in Belgio, dove allo stesso modo viene miscelato con i nanolipidi prodotti in un processo separato, in un’operazione che forma una sorta di capsula protettiva attorno all’Rna.

Il vaccino così preparato viene ulteriormente filtrato e infine sterilizzato, prima di essere infialato. Le fiale vengono quindi sigillate a una velocità di 575 unità al minuto, dunque nuovamente ispezionate, etichettate, imballate e congelate in vassoi da 195 fiale. Per raggiungere la temperatura di -70 °C necessaria per la conservazione a lungo termine sono necessari un paio di giorni, trascorsi i quali, alcuni campioni vengono rispediti alle strutture che hanno prodotto l’mRna e al sito di Chesterfield che ha fornito lo stampo di Dna, dove le dosi vengono ulteriormente testate.

Con l’esito di queste ultime analisi, i vaccini sono finalmente pronti per la spedizione. I vassoi vengono estratti dai congelatori e imballati in scatole dotate di sensori della temperatura e posizione. Ogni scatola può contenere fino a cinque vassoi, oltre a 20 chilogrammi di ghiaccio secco, una quantità tale per cui il sito di Kalamazoo ora produce anche il ghiaccio secco in loco.

312 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views