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Così il coronavirus si diffonde in aereo e nei corridoi degli hotel

Lo ha rilevato un team di epidemiologi e genetisti ricostruendo la catena di trasmissione a partire dal caso di un positivo rientrato dall’India in Nuova Zelanda con un volo internazionale. Nonostante il distanziamento dei passeggeri, i controlli in aeroporto e l’isolamento in una struttura alberghiera, il virus si è diffuso ad altre nove persone, di cui ad almeno due senza alcun contatto diretto durante la quarantena in hotel.
A cura di Valeria Aiello
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Anche alcune delle strategie più rigorose possono non essere sufficienti a scongiurare il rischio di contagio da coronavirus Sars-Cov-2. A rilevarlo è un nuovo studio in early release su Emerging Infectious Disease, la rivista peer-review dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, che ha ricostruito la catena di trasmissione a partire dal caso di una persona rientrata lo scorso settembre con un volo internazionale dall’India a Christchurch, la più grande città dell’Isola del Sud, in Nuova Zelanda.

Nonostante il distanziamento in aereo e gli attenti sforzi di isolamento e quarantena in una struttura alberghiera, nove persone sono risultate positive, di cui almeno due contagiate in hotel. L’analisi genomica del virus ha permesso di attribuire tutte le infezioni a un singolo caso indice, fornendo con elevata sicurezza la conferma che si trattava di una singola introduzione del virus in Nuova Zelanda. Questa prima persona aveva trascorso 14 giorni in quarantena in una struttura  alberghiera riadattata, in cui ogni stanza aveva un proprio bagno ma non aveva balconi, ed era risultata per due volte negativa al test per Sars-Cov-2, al giorno 3 e al giorno 12. Successivamente aveva mostrato sintomi di Covid-19, risultando positiva quattro giorni dopo.

Tra gli altri passeggeri, nonostante la capienza ridotta a un terzo e l’uso di mascherine per tutta la durata del volo, in 8 hanno sono risultati positivi a Sars-Cov-2, di cui 3 hanno mostrato un’infezione genomicamente correlata al caso indice. Prima del trasferimento nella sezione di isolamento della struttura alberghiera, uno di loro si trovava nella stanzia adiacente a un adulto e un neonato, entrambi per due volte negativi al test per Sars-Cov-2. Tuttavia, in seguito, i due sono risultati positivi mentre si trovavano in hotel.

Riteniamo che si siano infettati mentre erano nella struttura di quarantena” hanno riportano i ricercatori, precisando che i video delle telecamere a circuito chiuso mostravano che la persona contagiata in aereo e le due persone infettate in hotel non erano mai entrate in contatto diretto e neppure uscite dalle loro stanze nello stesso momento.

Tuttavia, il filmato ha mostrato che durante le operazioni di routine del giorno 12, c’era una finestra di 50 secondi tra la chiusura della porta della stanza del paziente infetto e l’apertura della porta dell’adulto e del neonato poi positivi. Pertanto abbiamo ipotizzato che le particelle di aerosol sospese fossero la probabile modalità di trasmissione e che lo spazio chiuso e non ventilato nel corridoio dell’hotel probabilmente avesse facilitato questo evento” ritengono gli studiosi.

Questi risultati rafforzano la necessità di rigidi processi di controllo delle frontiere per i Paesi che perseguono l’obiettivo di eliminazione di Covid-19 – hanno concluso i ricercatori – . Inoltre, test accurati e identificazione dei contati sono importanti per tenere traccia del virus”.

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