Cos’è il “fungo verde” che colpisce i pazienti Covid e potrebbe triplicare il rischio di morte
Dopo il “fungo nero” della murcomicosi, è allerta per un’altra malattia fungina, chiamata “muffa verde” o “fungo verde”, che può colpire i malati di Covid-19. La condizione, definita come aspergillosi polmonare associata a Covid-19 (CAPA) dagli esperti che studiano questi casi di infezione, potrebbe triplicare il rischio di morte in alcuni pazienti ad alto rischio, secondo quanto riportato dall’Institute of Medical Education and Research di Chandigarh, in India.
Fungo verde (aspergillosi) nei pazienti Covid
Nel subcontinente asiatico, colpito da una terribile ondata pandemica sostenuta dalla diffusione della variante Delta, il primo caso è stato segnalato la scorsa settimana in un uomo di 34 anni che, dopo aver sofferto di un’infezione da coronavirus, è stato ricoverato all’ospedale di Mumbai dove gli è stata diagnosticata l’aspergillosi polmonare. La malattia, che può essere contratta per inalazione delle spore del fungo Aspergillus o, occasionalmente attraverso la cute lesionata, può provocare un’infezione dilagante nei polmoni, causando problemi respiratori che possono condurre a insufficienza respiratoria progressiva e potenzialmente letale.
I ricercatori della divisione di Medicina polmonare e Terapia intensiva dell’Albany Medical Center nello stato di New York hanno riscontrato che la condizione è associata all’infezione da coronavirus nel 13,5% dei pazienti ricoverati. L’incidenza complessiva è stata calcolata attraverso una revisione di 19 studi pubblicati al 20 marzo 2021 sulle principali riviste scientifiche, su un totale di 1421 pazienti con diagnosi di Covid-19 di cui 192 con aspergillosi polmonare. “La maggior parte – indicano i ricercatori in uno studio pubblicato sul Journal of Hospital Infection – ha richiesto ventilazione meccanica invasiva”.
Nessuno dei casi di “fungo verde” rilevati dai ricercatori dell’Albany Medical Center è stato riscontrato in India. “La maggior parte degli studi è stata pubblicata in Francia (5 su 19, 26,3%) e Olanda (3 su 19, 15,8%). Il resto in Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Messico, Pakistan, Spagna e Svizzera – precisano gli autori della review – . La maggior parte dei pazienti Covid-19 con diagnosi di aspergillosi polmonare aveva dai 50 ai 70 anni, e tutti erano in condizioni critiche o hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva e ventilazione polmonare al momento della diagnosi”.
Quanto alla mortalità ospedaliera osservata, gli studiosi hanno evidenziato “tassi molto variabili” con una media complessiva del 48%, sebbene tra le diverse indagini i tassi fossero compresi tra il 22 e il 100 percento. La quasi totalità degli studi (89,5%) ha inoltre descritto le terapie antimicotiche utilizzate per il trattamento dell’aspergillosi polmonare, che erano prevalentemente a base di voriconazolo. Altre terapie antimicotiche somministrate erano amfotericina B, anidulafungina, caspofungina e isavuconazolo.
“L’associazione tra antimicotici e mortalità in questi pazienti rimane poco chiara, nonostante l’uso diffuso di antimicotici – osservano gli studiosi – . Sebbene questi farmaci siano sicuri ed efficaci, anche come profilassi nei pazienti immunocompromessi, le interazioni farmacologiche, gli effetti avversi, i costi e la capacità di misurare i livelli dei farmaci sono sempre fonte di preoccupazione, specialmente nei pazienti critici con sistemi sanitari già al limite”.