Cosa succede se non fai la seconda dose di vaccino Covid
Con l'avvio della campagna di vaccinazione globale guidata dai vaccini anti Covid di Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Sputnik, tutti i paesi stanno ampliando gli sforzi per vaccinare quante più persone possibile partendo dalle fasce più anziane e più fragili della popolazione. Questo nonostante il problema di distribuzione delle dosi, che dal punto di vista della logistica rappresenta una grossa sfida: la conservazione del prodotto deve avvenire a temperature infezioni ai 70 °C per quanto riguarda Pfizer. I ritardi nelle consegne di AstraZeneca, che invece ha requisiti meno stringenti per quanto riguarda la distribuzione, completano il quadro di una situazione che, anche in Italia, sta già comportando numerosi ritardi. La necessità di somministrare due dosi di vaccino per ottenere la copertura completa sta quindi lasciando spazio, almeno per quanto riguarda AstraZeneca, a una strategia che punta a vaccinare quante più persone possibile con una dose, rimandando nel tempo il richiamo. Ma cosa succede in questi casi?
Cosa succede se si salta la seconda dose di vaccino?
Come per tutti i vaccini Covid, compresi quelli sviluppati da Moderna e dall’Università di Oxford-Astrazeneca, anche per il vaccino di Pfizer/BioNTech si è passati attraverso la sperimentazione clinica che ha permesso di arrivare a stabilire dosi e programma di somministrazione, ovvero le quantità di vaccino necessarie e il bisogno o meno di uno o più richiami affinché potesse essere indotta un’efficace protezione da Covid-19. Nel dettaglio, l’analisi dei dati della sperimentazione di fase 3 del vaccino di Pfizer/BioNTech ha indicato un’efficacia del 95% sia nei volontari che non avevano evidenza di una precedente infezione da Sars-Cov-2 e sia in coloro con o senza una precedente infezione da Sars-Cov-2, stimata in ogni caso a partire dal 7° giorno dalla seconda dose, secondo le quantità e il programma di somministrazione determinati nel corso del precedente stadio di sperimentazione, le fasi 1-2, servite proprio a stabilire dosaggio e numero di dosi necessarie. Nello specifico, quando alla prima dose ha fatto seguito una seconda somministrazione a distanza di tre settimane, i ricercatori hanno osservato un aumento significativo della concentrazione di anticorpi (IgG) diretti contro la proteina Spike, quella che il coronavirus Sars-Cov-2 utilizza per agganciare le cellule umane e penetrare al loro interno.
È dunque chiaro che, per arrivare ad ottenere una protezione mediata dagli anticorpi, come avviene nella maggior parte dei vaccini contro le infezioni virali acute, è necessario ricevere entrambe le dosi di vaccino e che, saltare la seconda dose, non assicura una risposta immunitaria tale da garantire un’ adeguata protezione contro Covid-19. Questo in considerazione, tra l’altro, della possibilità che non tutte le persone rispondano allo stesso modo alla vaccinazione, proprio come ad esempio accade nel caso del morbillo, per cui solo la somministrazione di entrambe le dosi garantisce l’immunità. Nel caso del virus del morbillo, in particolare, si stima inoltre che dopo la prima dose, dall’1 al 10 percento delle persone vaccinate non sviluppi una risposta immunitaria, mentre dopo la seconda dose questa cifra non sia superiore al 2 percento. In tal senso, è evidente che la seconda dose permette di indurre la produzione di anticorpi protettivi, potenziando la risposta immunitaria nei confronti del virus.